
Si è tenuto a Cosmofarma il convegno “Informazione scientifica, presente e futuro” organizzato da Fedaiisf. All’evento è stata presentata una proposta di legge per istituire l’Albo degli Informatori scientifici del farmaco (Isf). L’onorevole Francesco Cannizzaro, vice capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha illustrato il percorso legislativo in video-collegamento, definendolo “veloce” e sottolineando l’esigenza di arricchire la normativa esistente. La proposta, nata in Calabria con l’istituzione di un registro locale, mira a garantire riconoscimento giuridico alla categoria. Al dibattito hanno partecipato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, il presidente della Fofi Andrea Mandelli, Marco Cossolo, presidente Federfarma, e il presidente Fedaiisf Antonio Mazzarella, oltre a rappresentanti della filiera e delle istituzioni.
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Norma esistente ma he va arricchita
Cannizzaro ha spiegato che «la categoria degli informatori scientifici è straordinaria, non esiste territorio del nostro paese dove non c’è la presenza degli informatori del farmaco, che sono in contatto costante con medici di base, ospedali pubblici, operatori sanitari. Lo dice una norma nazionale, lo dice il ministero della Salute che è una categoria indispensabile e già normata, però credo che questa norma vada assolutamente arricchita e noi stiamo lavorando in questa direzione».
Professione non superata ma con enorme prospettiva
Gemmato ha ricordato che la proposta è «mia e del Ministero che rappresento all’informazione scientifica, che ritengo sia una professione non superata ma che potrebbe avere un’enorme prospettiva». Dunque «è mia intenzione superare la legge 405 del 2001 sulla distribuzione diretta e tornare allo schema classico secondo cui il farmaco viene prescritto dal medico di base, anche grazie al supporto degli informatori scientifici, e poi erogato nelle farmacie di comunità che rendono il farmaco sempre accessibile ai pazienti: in qualunque giorno, orario e località, anche piccola. Questo modello, che io chiamo “win win”, fa vincere il cittadino, che non deve fare il sacrificio di andare a prendere il farmaco nelle farmacie ospedaliere, con il rischio di far saltare l’aderenza terapeutica, non svilisce la professione del medico e del farmacista e recupera anche la figura degli Isf».
«Riconoscimento dell’Albo è necessario»
Secondo Antonio Mazzarella, «l’informazione scientifica è importante, è parte del nostro servizio sanitario, tanto che è stata creata dalla stessa legge istitutiva del Ssn. Il riconoscimento dell’Albo è necessario per garantire al nostro interlocutore, che è il medico, quella serietà, quell’etica, quell’indipendenza intellettuale che adesso c’è, ma che è sempre a rischio, perché può essere soggetta a dei condizionamenti. La presenza di un Ordine, se si dovesse arrivare all’obiettivo, come mi auguro, sarebbe un valido supporto per i colleghi e un argine a tentativi di ingerenze sulla nostra professione e sulla professionalità di ognuno di noi».
«C’è posto per ogni anima della nostra professione»
Secondo Mandelli «all’interno della rivoluzione della Federazione, come abbiamo scritto nel 2005, c’è posto per ogni anima della nostra professione. Abbiamo la stessa laurea e la stessa dignità nel voler rappresentare un ruolo importante che abbiamo. Non esistono separazioni in una categoria, ma c’è la necessità di fare quadrato e di andare a ragionare della nostra capacità di essere protagonisti di una Sanità che ha sempre più bisogno di professionisti della salute».
«Ci sarà un gran bisogno di informatori»
Marco Cossolo ha posto l’accento sull’ingresso nella categoria anche degli informatori del parafarmaco «che non sempre viene usato in modo corretto. Noi farmacisti abbiamo bisogno di ulteriori informazioni per questi prodotti che dispensiamo senza ricetta, perché alcuni sono efficaci su determinate patologie croniche, e se funzionano vuol dire che agiscono e quindi interagiscono». Salvatore Butti, vicepresidente di Egualia, presente all’evento, ha osservato che «il ritorno al flusso farmaco-medico-farmacia-paziente finale. Se dovesse tornare tutto sul territorio ci sarà un gran bisogno di informatori, anche da parte di aziende che qualche anno fa hanno fatto scelte diverse».
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