elezioni federfarmaIn vista delle elezioni di Federfarma nazionale, che si terranno il 30 maggio, FarmaciaVirtuale.it ha rivolto cinque domande ai due candidati alla presidenza, Annarosa Racca (presidente uscente) e Marco Cossolo. Le risposte sono affiancate, al fine di consentire ai farmacisti di poter confrontare facilmente le opinioni.

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Come giudica le attività di Federfarma negli ultimi tre anni?

Racca: Intense e propositive. Federfarma ha avanzato una serie di proposte per lo sviluppo del servizio farmaceutico e ha difeso strenuamente la farmacia italiana e l’esclusività dei farmaci con obbligo di ricetta ottenendo da parte delle istituzioni il riconoscimento del ruolo della farmacia quale primo presidio sociosanitario del SSN sul territorio. Conseguentemente, ora la farmacia figura come snodo del SSN nel DEF (documento di economia e finanza), nel Piano nazionale per la cronicità, nei LEA (nuovi Livelli essenziali di assistenza) e nel Piano sanitario nazionale. A supporto dell’operatività della singola farmacia, Federfarma ha intrapreso una serie di iniziative puntando sullo sviluppo tecnologico. Ha quindi promosso la creazione di piattaforme informatiche per telemedicina, prenotazioni di prestazioni di altri operatori, maggiore aderenza alla terapia da parte del malato nella definizione del modello della nuova farmacia dei servizi. Ha potenziato i rapporti con gli stakeholder e valorizzato il ruolo sociale della farmacia.

Cossolo: Preferisco lasciare i giudizi alla storia, parlando piuttosto di tutto il lavoro che bisogna fare. Personalmente, come ho avuto modo di affermare in molte occasioni pubbliche, non posso disconoscere il lavoro svolto a difesa della situazione esistente, soprattutto in merito al mantenimento della dispensazione in farmacia dei farmaci con obbligo di ricetta, cioè la fascia C. Tuttavia, non posso sottrarmi dal rilevare l’insufficiente capacità dimostrata dall’esecutivo uscente nel ridefinire il ruolo della farmacia e, conseguentemente, nell’avviare il processo necessario per far recuperare alla farmacia valore e redditività. Chiarisco meglio: credo che il limite maggiore sia stato quello di non aver saputo proporre un modello chiaro di farmacia verso il quale tendere, vivendo per così dire “alla giornata” e gestendo l’ordinario; un atteggiamento che ha condotto la categoria alla perdita del ruolo e quindi della redditività. Sintetizzerei così questo concetto: conservazione, ma assenza di proposizione!
Inoltre, è sicuramente mancata la collegialità nelle decisioni del vertice e un’efficace comunicazione tra esecutivo e base associativa, entrambe condizioni che avrebbero prodotto efficienza ed efficacia nell’operatività del Sindacato nazionale.

Quali sono i principali provvedimenti che adotterà nel corso del prossimo triennio qualora sarà eletto alla presidenza dell’associazione dei titolari di farmacia?

Racca: La revisione dei modelli distributivi del farmaco è un tema prioritario per la farmacia. Bisogna trasferire dal PHT all’assistenza convenzionata tutti i farmaci di uso consolidato, la distribuzione diretta deve essere riportata nei limiti per i quali è stata introdotta, la distribuzione per conto deve essere resa più omogenea sul territorio, per il bene dei cittadini e a vantaggio dei colleghi che oggi operano in situazioni troppo diverse. Va continuato il confronto nell’ambito del Tavolo per la farmaceutica e con i farmacisti ospedalieri nonché con le Regioni che oggi cominciano a riconoscere che la distribuzione diretta non ha prodotto vantaggi e ha spesso portato a sprechi. Dobbiamo procedere con l’evoluzione della farmacia dei servizi, che vivrà una svolta nel momento del rinnovo della Convenzione farmaceutica, un obiettivo che, dopo l’approvazione dell’Atto di indirizzo, dobbiamo centrare nei prossimi mesi.

Cossolo: Con il gruppo di Farmacia Futura, che sostiene la mia candidatura, abbiamo individuato cinque aree di criticità e per ciascuna di esse abbiamo definito le linee programmatiche d’intervento, secondo una tempistica dettata dalle priorità. Stante l’esigenza molto sentita in tutte le regioni italiane, i primi interventi saranno sicuramente diretti a revisionare ed uniformare sull’intero territorio nazionale la distribuzione per conto, anche cercando di contenere la distribuzione diretta, attraverso una sintesi tra l’imprescindibile sostenibilità del sistema-farmacia, i bisogni dei cittadini ed i bilanci della sanità pubblica. Contestualmente, agiremo per condividere e, quindi, definire una piattaforma di rinnovo convenzionale, in grado di realizzare finalmente la più volte annunciata “farmacia dei servizi”, attraverso la quale giungere alla riformulazione della nuova remunerazione.
Dovremo, naturalmente, anche essere preparati e propositivi, per pervenire ad una modifica dello statuto che ci consenta di mantenere l’unitarietà del sindacato, nel nuovo contesto derivante dal Ddl Concorrenza.
A tal proposito, occorrerà lavorare proprio come se il disegno di legge fosse già in vigore, attrezzandoci per tempo, senza attendere che venga pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale o, peggio, che se ne vedano i primi effetti.


Sull’apertura della proprietà delle farmacie alle società di capitale, prevista dal Ddl Concorrenza, numerosi esponenti della categoria hanno manifestato perplessità: si tratta di dubbi fondati?

Racca: Federfarma ha seguito con attenzione, passo passo, l’iter del Ddl Concorrenza nell’ottica di salvaguardare la capillarità, la farmacia primo presidio sanitario, la farmacia indipendente. Il Ddl è ora alla Camera ma avrà un percorso che potrà essere anche lungo e concludersi dopo giugno. Federfarma dovrà proseguire nel sostenere una farmacia libera, indipendente, forte.
Con questo spirito è nato il marchio “Farmacia dei servizi – Federfarma” per dare identità alle farmacie che sono la rete Federfarma, offrire servizi e certezze ai cittadini, continuando ad operare con logiche non prettamente commerciali ma di network di farmacie indipendenti. Per questo è importante che il marchio sia utilizzato in tutte le sue applicazioni e diventi per i cittadini un simbolo di riconoscimento a prima vista.

Cossolo: Se i dubbi sono riferiti ai pericoli, direi assolutamente sì, soprattutto alla luce della difficile situazione finanziaria in cui versano molte farmacie. Saranno, infatti, proprio quest’ultime a rischiare di finire nelle mani di soggetti economici molto forti che le riorganizzeranno profondamente, rafforzandone notevolmente la competitività. Si determineranno così gravi rischi di sopravvivenza anche per le farmacie territorialmente vicine, pur se gestite con oculatezza e capacità imprenditoriale.
Sono convinto che dovremo agire bene e velocemente. La farmacia indipendente potrà resistere alla competitività del capitale organizzato basandosi sulla professionalità del farmacista e sulla relazione insostituibile con i propri utenti, anzi pazienti. Ma non basta: certamente occorrerà anche ripensare l’approccio individualistico della gestione delle farmacie e sostituirlo con l’aggregazione tra le medesime. Con la speranza che un gran numero di colleghe e colleghi intendano seguire questo percorso, il nostro impegno sarà quello di accompagnarli nella comprensione del cambiamento, affinché si sentano davvero convinti a farlo e ognuno possa disporre degli strumenti più idonei e necessari.

Quali provvedimenti concreti occorre chiedere ai decisori politici regionali e nazionali al fine di sostenere le farmacie rurali?

Racca: Dobbiamo continuare la battaglia per l’adeguamento dei limiti di fatturato, già iniziata dal Sunifar, che danno diritto alle riduzioni degli sconti in favore del SSN. Occorre lottare per eliminare la distribuzione diretta, preferendo la distribuzione per conto o la convenzionata: nei centri poco collegati vivono soprattutto anziani per i quali raggiungere i centri di distribuzione è spesso una vera e propria odissea, soprattutto economica, che coinvolge figli e famiglie. Un primo risultato in questa direzione è costituito dalla norma del decreto terremoto che, nelle zone colpite dal sisma, promuove la distribuzione in farmacia dei farmaci oggi distribuiti direttamente dalle ASL. È anche il momento di rivedere i criteri che individuano una farmacia rurale e aggiornare i sussidi che in alcune Regioni sono rimasti a cifre diventate nel tempo irrisorie. Per poter assicurare servizi ai cittadini le farmacie rurali devono essere ben supportate operativamente ed un progetto del Sunifar in tal senso è già attivo.

Cossolo: Tra i tanti, citerei sicuramente: una revisione dell’indennità di residenza, rivedendone l’ammontare anche in funzione del disagio sociale del titolare e sostenendo la necessità della sua defiscalizzazione; una riflessione approfondita dell’impatto che avrà, soprattutto sulle farmacie rurali, l’allargarsi dell’avviato processo di fusione dei piccoli comuni; la massima attenzione sulla desertificazione di aree già critiche che può determinarsi per le dinamiche di concentrazione dei servizi sanitari in UCCP, ATF ecc.
La tutela delle farmacie rurali, tuttavia, deve essere garantita anche all’interno stesso del sindacato nazionale. Tra i nostri primi impegni, abbiamo posto il riconoscimento di una maggiore autonomia gestionale e finanziaria alla rappresentanza sindacale delle farmacie rurali italiane (Sunifar) e la creazione di un sistema di sostegno economico ed organizzativo a favore delle farmacie disagiate, anche attraverso appositi strumenti assicurativi.

Le parafarmacie e la Gdo rivendicano da tempo la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, sottolineando che all’interno dei loro punti vendita è comunque presente un farmacista in grado di garantire la sicurezza della dispensazione. Qual è la sua posizione in merito?

Racca: I farmaci con ricetta devono restare in farmacia, perché i medicinali non sono una merce qualsiasi e la loro distribuzione in una struttura fortemente controllata in tutte le sue attività, quale è la farmacia, rappresenta una tutela per la salute dei cittadini, così come stabilito dalla Corte Costituzionale. Che ne sarebbe delle farmacie e dei cittadini che non avrebbero più il servizio farmaceutico sotto casa? Dei farmacisti che hanno investito nella farmacia? Possono essere sostituiti dai negozi di vicinato e dalla GDO che pensano solo a vendere nelle zone commerciali per dare utili agli azionisti? La risposta è no. D’altronde, in nessun Paese al mondo i farmaci con ricetta sono vendibili negli esercizi commerciali. Sappiamo purtroppo che la questione sarà periodicamente proposta, in quanto ci sono soggetti fortemente interessati ad acquisire quella che considerano una “fetta di mercato”. Già ingiustizie sono state fatte nel Decreto Monti, quando a vincere le farmacie sono stati i colleghi proprietari di parafarmacie che hanno avuto un punteggio maggiorato e adesso hanno sia la farmacia che la parafarmacia. Federfarma ha avviato una riflessione sul tema individuando una serie di possibili interventi che possano risolvere il problema. Il progetto va condiviso in dettaglio all’interno della categoria e con gli altri partner della filiera, con l’obiettivo di individuare una soluzione da presentare al mondo politico per eliminare questa anomalia tutta italiana.

Cossolo: Inutile ribadire quanto io sia assolutamente contrario! Soltanto il farmacista in farmacia ha la visione completa del proprio paziente e può quindi garantire una dispensazione efficace e sicura dei medicinali nel suo complesso.
Cionondimeno, occorre assolutamente che, qualunque sia la soluzione alle attuali tensioni, si ripristini il trinomio farmaco-farmacista-farmacia e si riconduca e protegga la distribuzione del farmaco nell’atto professionale della sua dispensazione.
Qualora eletto, mi batterò ovviamente affinché la fascia C non esca dalla farmacia, anche spiegando ai colleghi che operano nelle parafarmacie che essa non è affatto la soluzione ai loro problemi, provocati invece da una scelta politica sbagliata e che ora richiede una soluzione strutturale condivisa. Questa non può che passare attraverso l’eliminazione dell’obbligo del farmacista per la vendita degli OTC e la previsione della presenza di confezioni mini in autogrill.

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