
Proprio sulla questione dell’ancora non sufficiente penetrazione dei farmaci generici nel mercato, come riferito dal nostro giornale, un approfondimento pubblicato dal magazine di IQVIA ha ipotizzato che una delle possibili ragioni possa essere riconducibile al loro stesso nome. «Si tratta della traduzione italiana – ha spiegato la multinazionale americana – della definizione “generic medicinal product”. Una traduzione letterale che è risultata spesso fuorviante, dal momento che l’aggettivo “generico” suggerisce l’idea di un prodotto non specifico, percepito quindi come inferiore rispetto all’originale». Per questo, nel tempo, si è passati alla parola “equivalente”.
Tuttavia, non tutti sembrano convinti da tale ipotesi “linguistica”: un lettore di FarmaciaVirtuale.it ha osservato a proposito: «Le farmacie sanno molto bene il perché» delle difficoltà dei medicinali generici. «C’è chi li osteggia e c’è perfino chi se la prende con le farmacie che fanno il loro dovere avvisando i pazienti che il farmaco è sostituibile». Inoltre, secondo il farmacista lettore, nella popolazione è passata in alcuni casi la falsa informazione secondo la quale il farmaco equivalente «può avere per legge fino al 20% di principio attivo in meno, confondendo biodisponibilità con principio attivo».
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