La situazione delle farmacie di Milano sembra deteriorarsi. Come riportato dal quotidiano Il Giornale, «al tribunale fallimentare nell’elenco delle aziende andate a gambe all’aria, su sedici nomi sette sono di farmacie: quasi la metà, un dato senza precedenti. E nei mesi scorsi non è andata meglio. Venticinque farmacie, nella città più ricca d’Italia, una dopo l’altra hanno portato i libri in tribunale, chiedendo il concordato preventivo per evitare la bancarotta». La testata milanese cita Alberto Ambreck, «veterano dei farmacisti locali, secondo il quale “tenere aperta una farmacia costa sessanta euro l’ora. E di questi tempi non ci si sta più dentro”». Le cause? «Dalle liberalizzazioni, ai tagli alla spesa pubblica, all’invasione dei farmaci generici, alla crisi che ha tagliato i consumi dei cosmetici, che erano una voce importante degli incassi».
«Il dato essenziale – prosegue Il Giornale – è che sono finiti i tempi delle prescrizioni allegre da parte dei medici di base. Oggi le Ats ogni tre mesi stilano il rapporto personale di ogni medico, e chi ha sforato di oltre il 20 per cento il tetto viene chiamato a risponderne: se non sa dare spiegazioni, finisce davanti alla Corte dei conti. Così si prescrive meno, e si privilegiano soprattutto farmaci generici o fuori brevetto: che costano molto meno (una confezione di Aulin prima dell’avvento dei generici costava 11 euro, adesso 2,60) e di conseguenza danno ai farmacisti margini più bassi». Inoltre, Ats e ospedali «comprano direttamente i farmaci per i malati cronici, spesso costosissimi: comprandoli all’ingrosso il sistema sanitario risparmia, ma la farmacia (dove il malato va fisicamente ha ritirare il farmaco) vede crollare il suo ricarico». E a farne le spese sono «soprattutto le farmacie che non hanno saputo rinnovarsi, abbandonare la cultura del privilegio, affrontare la sfida della concorrenza». Infine, il giornale milanese cita la fuga dei cervelli: «Duecento farmacisti italiani li hanno appena assunti in Inghilterra, con buona pace della Brexit».
«Si riparla di ulteriori liberalizzazioni della distribuzione del farmaco – ha commentato il presidente della Fofi Andrea Mandelli – di ipotesi di sanatorie e di altre misure che puntano secondo chi le propone a una più equa ripartizione di chissà quale “ricco mercato” che oggi sarebbe nella disponibilità esclusiva della rete delle farmacie. Purtroppo questo ricco mercato è un’illusione ottica e basta leggere i quotidiani per averne una conferma definitiva». «Nel Mezzogiorno – ha aggiunto il senatore – nelle località più piccole, è ormai un costante stillicidio di chiusure, per non parlare delle segnalazioni di grave difficoltà economica che giungono agli Ordini di tutte le provincie».
Di diversa opinione invece è Annarosa Racca, presidente Federfarma, che attraverso l’organo ufficiale di informazione Filodiretto smentisce punto punto l’articolo de Il Giornale, riferendo che non risulta che vi siano fallimenti nel passato immediato e che quelli già avuto riguardano la catena di farmacie “Essere Benessere”, i cui fatti sono già stati ampiamente approfonditi dalle cronache di settore.
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