
«I farmacisti territoriali – spiega la FIP – hanno dispensato salute per molti anni e in molte forme, garantendo ad esempio diverse forme di consulenza, dispensando farmaci e indicando ai pazienti, se necessario, a quali altri professionisti rivolgersi». Ma la cosiddetta “self care” non può essere considerata meno importante, e anzi essa rappresenta «una parte integrante dei sistemi sanitari. Oggi i farmacisti sono visti come una porta d’ingresso a questi ultimi. Nel nostro rapporto citiamo numerosi casi raccolti in Scozia ed in Svizzera: si tratta di esempi che mostrano chiaramente il contributo che i farmacisti garantiscono in questo ambito».
«L’interazione collaborativa tra pazienti e farmacisti – ha aggiunto Warren Meek, uno degli autori del rapporto – con o senza la dispensazione di una sostanza terapeutica, conferisce senza alcun dubbio un contributo positivo ai sistemi sanitari. I governi dovrebbero per questo prendere maggiormente in considerazione e promuovere il ruolo essenziale ricoperto dalle farmacie nel supportare i pazienti che scelgono l’automedicazione. La sostenibilità dei sistemi sanitari, mantenendone determinati standard di qualità, non può infatti prescindere da un uso ottimale di tutte le competenze sanitarie. In questo senso, i farmacisti sono chiamati a farsi trovare pronti, come attori in grado di facilitare e rendere sicura l’automedicazione».
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