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Il medico diagnostica la malattia e prescrive la terapia farmacologica. Il farmacista dispensa i farmaci, chiedendo al paziente se ne conosce il corretto utilizzo e se segue in modo adeguato la terapia. All’apparenza, nulla di nuovo nei differenti ruoli dei «professionisti della salute». In realtà, si tratta di una piccola «rivoluzione» che vede superato lo storico conflitto di competenza tra medico e farmacista, nell’interesse del paziente che rimane il beneficiario di un impegno condiviso di «educazione terapeutica».
Rivoluzione iniziata a ottobre anche a Brescia dove venti farmacisti hanno aderito al progetto pilota «Mur» (revisione dell’uso dei medicinali) promosso dall’Ordine dei farmacisti in collaborazione con la Federazione ordini dei farmacisti italiani e la Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent. Sono stati 74 in totale i farmacisti che hanno completato a fine gennaio lo studio nelle province di Brescia, Treviso, Pistoia e Torino e che hanno «intervistato» 898 pazienti (circa 300 a Brescia) affetti da asma bronchiale.
I risultati preliminari del progetto pilota sono stati illustrati ieri da Francesco Rastrelli, presidente Ordine farmacisti; Carmelo Scarcella, direttore generale Asl Brescia, Ottavio Di Stefano, presidente Ordine dei medici; Maurizio Memo, prorettore Università di Brescia; Ovidio Brignoli, medico di medicina generale e Andrea Manfrin, coordinatore del progetto «Mur». «Nel complesso, i farmacisti impegnati nel Mur ritengono che 467 pazienti (pari al 52% del campione) abbiano raggiunto una maggiore comprensione delle finalità dei trattamenti loro prescritti, 327 (il 36,4%) abbiano migliorato la loro conoscenza delle modalità di assunzione dei farmaci, 305 abbiano meglio compreso la natura degli effetti collaterali, delle condizioni che li favoriscono e di come gestirli, mentre 249 hanno un quadro più chiaro del loro disturbo. Solo 117 pazienti, pari al 13% del campione, non hanno migliorato l’uso dei loro medicinali dopo la chiacchierata con il farmacista»,hanno spiegato ieri durante l’incontro.
Dunque, concreti passi in avanti verso una «farmacia basata sull’evidenza» che dovrebbe, con gradualità, ridurre la percentuale di coloro che non seguono correttamente le indicazioni le medico sulla terapia farmacologica prescrittagli, che ora si attesta sul 50%. Ed anche – come è stato sottolineato ieri – favorire una riduzione dei costi che non si traducono esclusivamente in conto economico, ma che possono essere quantificati anche in miglioramento di qualità della vita legata al miglior controllo della malattia. In questo, l’Asl di B
rescia grazie al «governo clinico» delle patologie croniche al quale aderiscono 521 degli oltre 700 medici di medicina generale – registra poche criticità nella continuità terapeutica. Rimane, tuttavia, la possibilità di un margine di miglioramento del comportamento del 30-40% dei pazienti che non rientrano nel «governo clinico», in un quadre generale di un’Azienda sanitaria locale che annualmente spende 196,5 milioni di euro di spesa farmaceutica territoriale.
Il «Mur» è una delle principali prestazioni avanzate condotte nelle farmacie britanniche e consiste in un’intervista strutturata che il farmacista conduce con il paziente per valutare e migliorare la conoscenza che quest’ultimo ha dei medicinali che sta assumendo, identificare eventuali effetti collaterali e, se possibile, indicare soluzioni. Ancora, migliorare l’aderenza del paziente alle indicazioni mediche e ridurre gli sprechi del cattivo uso dei farmaci. a.d.m.
Giornale di Brescia
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