«Un esempio tragicamente perfetto delle contraddizioni della nostra sanità e, in generale, del nostro Paese»: è il commento espresso dal Senatore Andrea Mandelli, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, in seguito all’articolo apparso su “Il Venerdì di Repubblica” riguardante il caso di un farmacista umbro di 28 anni, Dario, retribuito attraverso i voucher, che si vede prolungare l’incarico ogni venti giorni. Il lavoro che questo giovane svolge in una farmacia di Perugia è di otto ore giornaliere, quaranta settimanali, dal lunedì al venerdì, per 7,5 euro a voucher. «Quando ogni 20 del mese vado in tabaccheria a farmi cambiare il voucher mi sento un po’ a disagio, ma non mi guardo intorno come se fossi un animale raro. Non provo neanche alcun rancore. Chissà, forse è perché per adesso ho conosciuto solo questo modo di lavorare e tutto mi sembra normale» spiega Dario a Marco Patucchi del settimanale “Il Venerdì di Repubblica”. La prossima settimana prenderà un aereo per il Belgio e darà una svolta alla sua esistenza: ha ricevuto la conferma alla domanda che aveva presentato per il tirocinio in un’azienda farmaceutica dalle parti di Bruxelles: «Farò l’assistente ricerca e sviluppo nell’impresa. Una bella occasione». Il meccanismo è semplice quanto diabolico: «La farmacia acquista un pacchetto di “buoni” da mille euro per pagare Dario dal primo al 20 del mese. Poi, dopo uno stop di due giorni, si riprende con un altro pacchetto. Niente ferie o malattie. Il 20 del mese Dario va in tabaccheria e ritira il suo “stipendio”, vale a dire i suoi 7,5 euro a voucher». Una storia tra il tragico e il paradossale, storia di vita quotidiana che difficilmente giunge agli organi di informazione in modo da poter essere raccontata.
«Non si investe in sanità, – interviene Mandelli in una nota diffusa dalla Fofi – ignorando che si tratta di spesa produttiva, e soprattutto non si dà modo di investire nei professionisti, che con la loro opera possono garantire il rendimento di quanto si spende nella tutela della salute: attraverso l’attività di prevenzione, il supporto all’aderenza terapeutica, la presa in carica del paziente. È questo lo spirito della farmacia dei servizi e delle prestazioni professionali che, divenuto legge dello Stato nel 2009, è ancora lettera morta. Occorre finalmente attivare questo nuovo modello di servizio farmaceutico,- sottolinea il Senatore – consentendo alle farmacie di assumere, di investire nel personale e d conseguenza garantire anche al servizio sanitario significativi risparmi». Quella di Dario è una storia di precarietà come quella che tocca tanti giovani e anche lui, come hanno fatto o faranno tanti altri, lascerà l’Italia e partirà per il Belgio, per dare una svolta alla propria esistenza e iniziare il tirocinio in un’azienda farmaceutica vicino a Bruxelles. «Se ora il collega umbro si trasferirà, – commenta Mandelli – avremo perso un professionista la cui preparazione è costata a lui e alla sua famiglia, ma anche alla collettività». Il Presidente della Fofi ripropone al riguardo una questione considerata “fondamentale”, che consiste in «una migliore gestione del numero programmato dei corsi di laurea e delle sedi universitarie».
«Altrimenti l’aumento della disoccupazione e il peggioramento delle condizioni di lavoro proseguiranno la loro corsa – afferma il Senatore – Non è attraverso una sempre maggiore flessibilità, ormai la regola in tutto il sistema sanitario, che si possono mantenere livelli adeguati di assistenza, anzi: la stessa reale applicabilità dei nuovi LEA, sicuramente un passo avanti, dipende anche e soprattutto dalla disponibilità di personale adeguato per numero, qualità e motivazione. Mi pare giunto il momento – conclude Mandelli – di applicare soluzioni che agiscano sulla struttura reale delle difficoltà della sanità italiana».
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