Il diabete di Tipo 2 ha implicazioni che impattano sulla qualità di vita dei pazienti e sui costi dell’assistenza sanitaria. Uno studio ha esaminato il ruolo dei farmacisti che possono andare oltre la semplice dispensazione dei farmaci e avere un ruolo nel monitoraggio della patologia. È quanto emerso nello studio “Empowering pharmacists in Type 2 diabetes care: opportunities for prevention, counseling, and therapeutic optimization”, pubblicato sulla rivista scientifica Mdpi.

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Diagnosi e screening: l’importanza della prevenzione

I ricercatori hanno evidenziato che la diagnosi di diabete di Tipo 2 si basa su criteri specifici, tra cui la glicemia a digiuno, il test di tolleranza al glucosio e l’emoglobina glicata (HbA1c). Identificare condizioni come il prediabete, dunque, consente l’intervento tempestivo e il ritardo dell’insorgenza della malattia. I farmacisti possono utilizzare strumenti validati, come il test di rischio Ada, per individuare pazienti a rischio e indirizzarli verso valutazioni mediche approfondite. L’implementazione di piattaforme digitali e programmi di screening nelle farmacie amplifica l’efficacia delle strategie, specialmente nelle popolazioni più vulnerabili.

Gestione terapeutica e ruolo educativo

I ricercatori hanno poi messo in luce il fatto che la gestione del diabete richiede un approccio multidisciplinare, in cui i farmacisti hanno centralità nell’educazione del paziente e nell’ottimizzazione della terapia. Revisione dei farmaci e counselling su stile di vita e alimentazione hanno mostrato di migliorare significativamente i parametri glicemici. Metformina, inibitori di SGLT2 e agonisti del recettore Glp-1 sono tra le opzioni farmacologiche più efficaci, ma la scelta deve essere personalizzata in base alle comorbidità e alle esigenze del paziente. Il monitoraggio delle complicanze, come retinopatia, nefropatia e neuropatia, è essenziale per ridurre il rischio di danni irreversibili.

Collaborazione e modelli di cura innovativi

Nello studio è emerso che l’adozione di modelli di cura condivisi, che coinvolgono farmacisti, medici e altri professionisti sanitari, ottimizza i risultati clinici e riduce i costi. Esperienze internazionali, dal Regno Unito all’Australia, hanno messo in luce come l’integrazione dei farmacisti nei team diabetologici migliori l’aderenza alle terapie e la gestione delle complicanze. Secondo i ricercatori, politiche che riconoscano e remunerino tali servizi sono fondamentali per espandere il ruolo dei farmacisti nella sanità pubblica, per l’accesso equo alle cure e il contrasto all’aumento globale del diabete.

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