«I medicinali contenenti fosfomicina somministrati per infusione (flebo) in una vena debbano essere usati per trattare infezioni gravi solo quando altri trattamenti antibiotici non sono adatti», mentre quelli «somministrati per via orale possono continuare a essere utilizzati per trattare infezioni della vescica non complicate nelle donne e nelle ragazze adolescenti». Gli stessi medicinali «possono anche essere usati per prevenire l’infezione negli uomini sottoposti a una procedura in base alla quale un campione di tessuto viene prelevato dalla prostata (biopsia)». È quanto rende noto l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), la quale raccomanda inoltre che «i medicinali con fosfomicina somministrati per via orale ai bambini (di età inferiore ai 12 anni) e le formulazioni intramuscolari (medicinali con fosfomicina per iniezione in un muscolo) non debbano più essere utilizzati poiché non sono disponibili dati sufficienti per confermare i loro benefici per i pazienti».

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Secondo quanto riferito dalla stessa Agenzia, «queste raccomandazioni fanno seguito a una revisione da parte del comitato per i medicinali umani (CHMP) dell’EMA sulla sicurezza e l’efficacia di questi antibiotici». L’uso di tali antibiotici, disponibili dagli anni ’60, «è rapidamente diminuito a favore di altri antibiotici con meno potenziali effetti collaterali. In parte a causa del loro uso limitato, gli antibiotici fosfomicina sono ancora attivi contro un numero di batteri che sono diventati resistenti agli antibiotici comunemente usati. Negli ultimi anni, ciò ha portato ad un aumento dell’uso della fosfomicina nei pazienti con poche altre opzioni di trattamento».

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