È stata pubblicata l’edizione 2021 del “Community pharmacy global report” realizzato dall’International pharmaceutical federation (Fip). Il documento riprende la struttura dell’edizione 2016, comparando i dati relativi alla farmacia di comunità in diversi paesi nel mondo. Sono prese in considerazione 79 nazioni, che hanno partecipato a un’indagine dettagliata tra novembre 2020 e gennaio 2021, contribuendo a delineare una fotografia del settore a livello globale. Rispetto al 2016 si registra un incremento del 12,1% della densità media di farmacisti di comunità per 10mila abitanti e un aumento dell’11,2% nel numero di farmacie di comunità per 10mila abitanti. La Fip rileva però una situazione disomogenea, con una densità molto più contenuta della media nei paesi a basso reddito, dove i farmaci non sono di facile accessibilità per i pazienti e aumenta la vendita irregolare fuori dalla farmacia e senza prescrizione medica né consulenza di un professionista sanitario. Inoltre, nelle regioni dell’Africa e del sud-est asiatico, il rapporto tra farmacisti e farmacie è inferiore a uno, dato che lascia intuire la presenza di farmacie che operano senza farmacista.

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Tecnologie, normative e pandemia hanno cambiato il settore

Tra i principali temi affrontati nel report della Fip, ampio spazio viene dato a definire il ruolo e lo scopo della farmacia di comunità, a illustrare le regolamentazioni del settore, la distribuzione dei farmaci e la remunerazione. «Il panorama globale delle farmacie di comunità – ha dichiarato Lars Åke Söderlund, presidente della Sezione farmacia comunitaria della Fip – è in costante evoluzione, con vari fattori che lo influenzano, tra i quali i cambiamenti delle esigenze, le tecnologie emergenti, i trend nella regolamentazione e nell’automedicazione, nonché la pandemia da Covid-19. Questa continua ricerca e condivisione di conoscenza da parte della Fip è importante per garantire che la farmacia comunitaria sia ben preparata a servire le nostre popolazioni nel futuro, per indentificare le carenze e impostare gli indirizzi di lavoro».

Prodotti generano ancora la gran parte della remunerazione

In merito alla remunerazione, dal rapporto emerge un peso ancora elevato dei prodotti rispetto ai servizi. A questo proposito, la Fip sostiene la necessità per il settore di far crescere i servizi remunerati. «Nel 57% dei paesi – prosegue Söderlund – le farmacie sono remunerate tramite più accordi contrattuali. Questo può portare a una maggiore complessità, ma può offrire una flessibilità superiore per ottenere la remunerazione dei servizi. Tuttavia, il basso numero di servizi basati sui modelli di remunerazione possono limitarne l’erogazione e la Fip continuerà a sostenere la remunerazione dei servizi da parte di terzi contribuenti». Dal rapporto risulta che solo alcuni servizi sono diffusi in modo significativo nelle farmacie comunitarie, mentre altri, sono ancora poco presenti. A dicembre 2020 solo il 18% delle farmacie monitorate, effettuata test per diagnosticare il Covid-19 e il 19% test per l’Hiv. Più diffusi sono invece l’erogazione di contraccettivi di emergenza o i rinnovi delle prescrizioni per i pazienti con patologie croniche, presenti in oltre il 50% dei paesi e dei territori presi in esame. Le consegne a domicilio raggiungono il 68% e l’assistenza domiciliare e la revisione dei farmaci il 51%.

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