Non si fermano gli appelli delle rappresentanze ordinistiche e sindacali dei farmacisti all’indirizzo delle autorità governative. In una nota congiunta di giovedì 12 marzo, Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo, e Antonella Miro, presidente dell’Ordine dei farmacisti, rendono noto di aver inviato al prefetto del capoluogo siciliano un’istanza finalizzata a ridurre l’esposizione dei farmacisti ai possibili rischi derivanti dall’emergenza coronavirus. Si tratta di misure legate sia all’aspetto sanitario, mediante la richiesta di fornitura di dispositivi di protezione individuale e la possibilità di esercitare il servizio a battenti chiusi, sia quelle riferire ad un probabile rischio di rapina derivante dalla riduzione della circolazione veicolare tale da lasciare campo libero a malviventi che potrebbero rendere le farmacie palermitane oggetto di attività criminose. «A tutt’oggi – si legge nella missiva – dalla Protezione civile non sono stati forniti ai farmacisti e ai loro dipendenti e collaboratori i dispositivi individuali di protezione e che spesso gli spazi di attesa all’interno delle farmacie non consentono di mantenere le distanze di sicurezza fra operatori e pazienti».

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Roberto Tobia evidenzia che «i farmacisti di Palermo e provincia stanno operando eroicamente 24 ore su 24, tutti sul campo instancabilmente e senza soluzione di continuità, rischiando in prima persona di contrarre il virus pur di non fare mancare a tutti i cittadini i servizi fondamentali per la salute in questo momento di grave emergenza sanitaria». Il dirigente puntualizza inoltre che «nessun farmacista si è tirato indietro di fronte al dovere professionale di garantire la dispensazione dei farmaci, nonostante manchino le mascherine e spesso sia impossibile mantenere al banco la distanza minima di un metro tra farmacista e cittadini».

La richiesta dei farmacisti palermitani si aggiunge alle diverse richieste ormai all’ordine del giorno provenienti da diverse zone d’Italia. Anche la Fofi, come la dirigenza nazionale di Federfarma, avevano più volte sollecitato il governo ad un’azione volta a garantire la possibilità ai farmacisti di operare a battenti chiusi e la richiesta di dispositivi di protezione individuali. Istanze che, al momento della pubblicazione di questo articolo, risultano ancora rimaste inascoltate, esponendo al possibile contagio non solo i farmacisti ma anche la stessa popolazione.

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