federfarma-avellinodi Antonietta Miceli

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LA FARMACIA non più vista come mero luogo di dispensazione di prodotti, ma come punto di riferimento per l’assistenza all’uso ed al controllo dei farmaci. E’ così che Luigi Cardillo, presidente di Federfarma Avellino dal 1988, immagina un futuro che è sempre più presente. Il ruolo della farmacia nel contesto economico e sociale sta cambiando. Prendono il sopravvento nuovi servizi, innovative modalità di approccio, informazione e comunicazione con i cittadini/clienti che aprono alle moderne frontiere della professione. E Federfarma Avellino accoglie la sfida, puntando al miglioramento dei servizi ed alla creazione di un network che metta sempre meglio in collegamento farmacisti, medici, strutture sanitarie ed ospedaliere ed ovviamente i cittadini. E’ questa la linea lungo la quale si muove l’associazione irpina composta da 4 farmacisti urbani e 5 rurali, alla quale aderiscono 151 iscritti. A guidarla, da oltre 20 anni, è una figura di grande riferimento. Laureatosi nel ’60, Cardillo ha percorso tutta la gavetta professionale e istituzionale del settore e da poco ricopre anche il ruolo di consigliere nazionale PromoFarma. Per lui la “vsion” delle farmacie è chiara: “Noi siamo sul territorio, siamo capillarmente distribuiti e siamo il giusto punto di riferimento per il cittadino”. Presidente, qual è lo scenario economico del settore? Viviamo in un contesto regionale ancora caratterizzato dalla gestione commissariale ma in cui ci sia avvia al risanamento. Dal punto di vista del contenimento, è stato infatti dato un grosso contributo in termini di spesa farmaceutica territoriale. A contribuire è stata anche la dispensazione dei farmaci generici. La nostra sorpresa resta tuttavia nell’osservare che mentre la spesa farmaceutica si contrae, quella ospedaliera aumenta. Qual è il ruolo della “farmacia” in questo contesto? Stiamo lavorando per creare sul territorio una rete che renda più efficace la dispensazione del prodotto farmaceutico. Questo può avvenire solo se la farmacia associa al ruolo di distribuzione anche quello di controllo dell’uso del farmaco, diventando una sorta di punto di riferimento per il “primo soccorso” e per I'”assistenza domiciliare” per i pazienti che a casa fanno uso di medicine o seguono cure. Uno sviluppo che porterebbe anche ad un decongestionamento del pronto soccorso ospedaliero. Tutto questo è nei nostri programmi e già ci siamo resi disponibili per incoraggiare una serie di novità, come i defibrillatori in farmacia e l’attivazione di percorsi di formazione per il primo soccorso. Quali sono i nuovi servizi a cui si punta? Un esempio su tutti è quello della sperimentazione in provincia della ricetta elettronica, fronte sul quale entro il 2014 la maggior parte delle farmacie dovranno essere in regola. Un traguardo che rappresenta un f>asso in avanti non solo verso a dematerializzazione, ma anche per il miglioramento dei servizi e del controllo in termini di eliminazione degli abusi e della circolazione dei falsi. Prendono poi sempre più piede nelle farmacie iniziative di informazione e sensibilizzazione che spesso vengono organizzate in collaborazione con specialisti e vari servizi accessori fruibili in farmacia, come l’analisi del capello, la misurazione della pressione, la fisioterapia, la dermatologia, l’alimentazione dietetica, la cosmetica, oltre che le analisi di prima istanza. Abbiamo anche ripreso la dispensazione dei presidi per diabetici, prima affidati a una ditta esterna, a dimostrazione che il servizio è migliore per la capillarità delle farmacie e la spesa più contenuta. Insomma, ad un ventaglio di prodotti corrisponde un ventaglio di servizi. A dimostrazione del fatto che noi farmacisti siamo sul territorio, siamo capillarmente distribuiti e siamo il giusto punto di riferimento per il cittadino. Nell’ottica dell’ampliamento dei servizi, quanto è importante il rapporto con gli altri stakeholder della salute? Abbiamo sempre lavorato in un’ottica sinergica. C’è, ad esempio, un rapporto collaborativo con la Asl Avellino con cui abbiamo sempre trovato accordi, se possibili da perseguire. In collaborazione, oltre che con la Asl, anche con prestigiosi ospedali, poi, cerchiamo di incoraggiare la prevenzione, ad esempio quella del melanoma e dei tumori del colon. C’è poi il farmacup (nuova piattaforma tecnologica per effettuare prenotazioni dalla farmacia) che avevamo già sperimentato e che ora, con l unificazione delle due Asl, viene attivato su tutto il territorio provinciale. Dal 2012, tutte le farmacie sono in condizione di farlo. Questo è un grande vantaggio per l’utente ci leda una farmacia del “prodotto” si trova sempre di più ad interagire con una farmacia del “servizio”. Un vero e proprio centro di salute attraverso cui diventare, insieme alla Asl, punto di riferimento per tutti i cittadini irpini. L’intesa farmaciamedico generico-paziente potrebbe essere ampliata anche per quel che concerne l’assistenza domiciliare. E come cambia nel frattempo la figura del professionista? Certo, la sua natura era prima di preparatore, poi di distributore ed infine oggi anche di intervento per prima emergenza. C’è poi l’aspetto economico della professione: l’idea è quella di passare ad una remunerazione non più a percentuale ma fissa, a pezzo. Già è stata trovata una intesa in passato ma non è decollata per la crisi che ha colpito il Governo. Tuttavia, la “svolta” è in programma e l’accordo per l’attività professionale è in itinere. Ancora, sono dell’idea che occorrerebbe più ordine nell’attività in generale, a partire dal numero chiuso e programmato per le università: basti pensare che sono in itinere concorsi per l’apertura di altre 5 mila farmacie, di cui circa 300 in Campania e 17-18 in Irpinia (circa 3 ad Avellino). Occorrerebbe, dunque, più razionalizzazione sul territorio ed ed una maggiore attenzione al servizio, proprio perché le farmacie intendono diventare punto di riferimento per la salute ed il benessere dei cittadini. Qual è il suo auspicio? Beh, evitare di dare all’esterno quello che si può dare alle farmacie come operatrici del territorio. Per risolvere i problemi del settore è necessario inquadrarli in una logica regionale e nel perseguimento di un lavoro profìcuo per i cittadini e per il contenimento dei costi. La Regione dovrebbe dunque trovare l’intesa con i farmacisti. Non è difficile, basta incontrarsi e discutere.

Antonietta Miceli

Il Denaro

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