fascia cNella seduta del 19 gennaio 2016, in commissione Industria al Senato si è discusso nuovamente di Ddl Concorrenza. Alcuni parlamentari hanno presentato i loro emendamenti, come nel caso di Panizza, Laniece, Palermo, Berger e Zin, che si sono concentrati sul problema della reperibilità dei farmaci sul territorio italiano. «Molte volte – hanno spiegato – è capitato di andare in farmacia e sentirsi dire che il farmaco prescritto non è disponibile o, addirittura, introvabile. La scena si ripete sempre più spesso nelle farmacie di tutta Italia e i medicinali che mancano all’appello sono praticamente di ogni tipo: antibiotici, antidepressivi, farmaci per l’emicrania, antitumorali, antiasmatici, antiepilettici. Una lunga lista che col passare del tempo si fa sempre più lunga e include moltissimi farmaci di classe A, ovvero quelli ritenuti essenziali nella cura delle malattie e che per questo sono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale».
«Ciò che preoccupa di più – hanno aggiunto – è che molti dei medicinali irreperibili sono “unici”, cioè non ne esistono di alternativi o di sostitutivi. Le ragioni sembrano essere diverse: secondo i distributori all’ingrosso le case farmaceutiche contingenterebbero la produzione nel nostro Paese a vantaggio di mercati esteri più redditizi; le aziende farmaceutiche, a loro volta, additano i distributori all’ingrosso, sempre più dediti al business del parallel trade». Un mercato, quest’ultimo, che «sfiora i 5 miliardi e mezzo di euro. Questa pratica, però, mina il diritto alle cure dei cittadini residenti nei Paesi da cui i farmaci fuggono». Nonostante un provvedimento del 2014 del ministero della Salute, hanno proseguito i senatori, il problema non è stato risolto: «Sarebbe necessario estendere la tracciatura del farmaco anche a livello europeo, così da poter controllare esattamente dove le confezioni vengano realmente vendute». Per questo è stato chiesto al governo «di intraprendere iniziative atte a prevenire efficacemente stati di carenza o indisponibilità, anche temporanea, di taluni medicinali sul territorio nazionale, al fine di garantire una corretta tutela della salute dei cittadini».
Un altro gruppo di senatori (D’Adda, Buemi, Orellana, Pegorer, Fasiolo, Conte, Orrù, Dirindin e Pezzopane) hanno quindi ripreso la questione della possibile liberalizzazione dei farmaci di fascia C. I parlamentari hanno osservato che «l’articolo 48 del Ddl Concorrenza introduce misure per incrementare la concorrenza nella distribuzione farmaceutica. A tale scopo, si prevede la possibilità che la titolarità e la gestione delle farmacie sia esercitata anche da società di capitali. Per ottenere gli obiettivi indicati, sviluppare maggiormente la competitività e incrementare l’occupazione, uno stimolo importante verrebbe anche dalla concessione alle parafarmacie di vendere i farmaci di fascia C con ricetta».
Quindi Cappelletti, Taverna, Gaetti, Fattori, Castaldi e Petrocelli hanno sottolineato che «a parità di efficacia terapeutica i prezzi dei farmaci generici possono essere mediamente del 20-80% inferiori a quelli degli originators. Nei grandi Paesi europei, il mercato dei generici rappresenta circa il 55% delle unità vendute. In Italia, poco più del 25% dei medicinali rimborsati dal Ssn ed il 34% di quelli fuori brevetto». Per questo si è chiesto al governo di «adottare iniziative volte ad incentivare l’uso dei farmaci generici al fine di raggiungere considerevoli risparmi per il Servizio sanitario nazionale così come avviene negli altri Paesi europei», nonché «iniziative volte a migliorare la consapevolezza dei pazienti sulla qualità e la disponibilità di tali medicinali».

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