
Nel paper si affrontano diversi temi, da quello della prevenzione al reporting delle reazioni avverse, fino all’implementazione di pratiche concrete utili a migliorare il tasso di aderenza alle terapie. Inoltre, si incoraggia l’uso di protocolli e Good Pharmacy Practices, con particolare riferimento ai casi speciali di pazienti incinte o in fase di allattamento, o di persone particolarmente vulnerabili. Il Pgeu ha pubblicato inoltre una serie di raccomandazioni al fine di massimizzare il contributo della categoria alla causa. In primo luogo, la necessità di «incrementare e supportare, da parte dei poteri pubblici e dei sistemi sanitari, i servizi garantiti dai farmacisti ai pazienti». Quindi, secondo il gruppo internazionale, «laddove possibile, occorre garantire ai farmacisti l’accesso ai dati sanitari al fine di garantire la continuità delle cure e ridurre i rischi di reazioni avverse, errori medici o interazioni tra medicinali». Il terzo punto riguarda invece le «indicazioni che dovrebbero essere fornite al farmacista (ad esempio sulle prescrizioni) al fine di assicurare il miglior utilizzo dei farmaci, così come la comunicazione di sospette reazioni avverse derivanti dall’uso di medicinali off-label».
Infine, il Pgeu sottolinea l’importanza di incrementare le collaborazioni interdisciplinari con altri professionisti della salute, l’utilità di stringere sempre più le relazioni tra le associazioni e le agenzie nazionali di farmacisti, da un lato, e la European Medicines Agency e lo stesso Pharmaceutical Group of the European Union, dall’altro. Nonché la necessità di supportare e incoraggiare le buone pratiche in termini di procedure, protocolli e formazione dei farmacisti.
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