Il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, è andata giù pesante con le proposte che saranno esaminate nel corso del CdM del 20 febbraio. Tra le liberalizzazioni in discussione, anche quella relativa alle farmacie, nonostante l’altolà del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che, come titolare del dicastero, vuole avere l’ultima parola.
Due le ipotesi considerate: una che indica la possibilità di trasformare il numero massimo di esercizi in numero minimo; sostanzialmente saranno i Comuni a stabilire quante farmacie si potranno aprire sul territorio, senza alcun limite rispetto alla popolazione, fermo restando l’obbligo della presenza di una farmacia ogni 3.300 abitanti. L’altra opzione prevede, invece, l’abbassamento ulteriore della soglia di popolazione richiesta per l’apertura degli esercizi, passando dagli attuali 3.300 abitanti per farmacia ai 1.500; con questi nuovi standard si potrebbero aprire più del doppio delle farmacie attualmente esistenti.
Relativamente ai farmaci di fascia C (con ricetta) ci sono ancora due ipotesi allo studio. La prima prevede la possibilità per la parafarmacie di vendere anche i farmaci di fascia C con ricetta, sia quelli branded che gli equivalenti; nella seconda, si indica invece la liberalizzazione dei soli equivalenti appartenenti a questa categoria.
La decisione assunta dal ministro Guidi sta provocando una notevole preoccupazione all’interno del comparto farmaceutico; riteniamo che il Governo dovrebbe valutare proposte di supporto per migliorare il servizio farmaceutico territoriale, piuttosto che impoverirlo ulteriormente con interventi di liberalizzazioni dannose e selvagge.
L’apertura indiscriminata di nuovi esercizi, oltre a non creare nuove opportunità professionali, andrebbe a impoverire un settore già in sofferenza e metterebbe a repentaglio molti posti di lavoro, causando ulteriori danni alla professione stessa. In questo momento bisognerebbe supportare la farmacia invece di penalizzarla, valorizzando, ad esempio, la farmacia dei servizi, di cui tanto si è parlato.
FarmacieUnite, pur non avendo al momento una rappresentanza a livello nazionale per sedere al tavolo delle trattative, ha un’idea innovativa per superare l’impasse in cui ci troviamo.
I suggerimenti che desideriamo trasmettere rappresentano la salvaguardia degli esercizi e, al tempo stesso, un supporto per le decisioni governative e sono orientati ad una triplice area di difesa: cittadino, politica e farmacia.
Il sistema ha un urgente necessità di cambiare e FarmacieUnite è pronta a rendere note le sue proposte non appena sarà interpellata.
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