È stato rinnovato anche per il 2023 il protocollo d’intesa tra Fondazione Banco Farmaceutico, Egualia e Fofi con la finalità di offrire supporto al progetto della “Rete dei presidi farmaceutici solidali”, iniziativa avviata nel 2012 «per favorire la cura delle persone che vivono in stato di povertà attraverso un sostegno strutturale alle realtà che già offrono loro medicine e terapie gratuite». La partnership porta da 2 a 11 il numero degli enti convenzionati con Banco farmaceutico che nel corso dei prossimi dodici mesi beneficeranno dell’iniziativa. Si tratta di enti assistenziali dislocati da Nord a Sud Italia – Milano, Torino, Cuneo, Verona, Roma, Bari, Catania, Agrigento – che hanno già comunicato al Banco la propria previsione di fabbisogno afferente a 475 principi attivi per un totale di 106.386 confezioni. In particolare «medicinali afferenti alle principali aree terapeutiche e destinati al trattamento delle patologie più comuni, come analgesici, antipiretici, antibiotici, antinfiammatori, antidolorifici, antiepilettici, antimicotici, farmaci per l’ipertensione, farmaci per l’ipercolesterolemia, gastroprotettori, farmaci per l’ipertensione, antimicotici, antidiabetici, ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici, antiasma, cortisonici».

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Tra gli obiettivi del protocollo «implementare e sostenere la creazione di una Rete dei presidi farmaceutici solidali (Pfs) per la cura delle malattie delle povertà e delle migrazioni, da realizzare tramite partner già attivi nel territorio nazionale nel campo del volontariato e della solidarietà sociale e realizzare al termine dell’esperienza un report sulle patologie più trattate tra i pazienti che si rivolgono ai Pfs in relazione alle patologie prevalenti, alle linee guida di terapia e alla scelta dei farmaci dispensati». Nei Pfs opereranno farmacisti volontari «responsabili delle attività di verifica, conservazione, stoccaggio, distribuzione e dispensazione dei farmaci donati e distribuiti da Banco Farmaceutico, che saranno stoccati in un armadio farmaceutico dedicato e il cui flusso in-out sarà registrato con sistemi informatizzati per il monitoraggio di tutte le operazioni. Le aziende farmaceutiche associate a Egualia doneranno prodotti medicinali sottratti appositamente dal circuito commerciale, con l’obiettivo di coprire interamente il fabbisogno annuale delle realtà benefiche coinvolte».

Apporto fondamentale dei farmacisti

Valerio Della Vedova, protagonista dell’esperienza di volontariato nelle attività del Banco Farmaceutico, ha ricordato che «lavorare per il Banco Farmaceutico significa riscoprire le ragioni per cui dobbiamo essere fieri della nostra professione di farmacista. Ogni volta che ci mettiamo al servizio della Fondazione abbiamo la conferma di quanto il nostro bagaglio professionale sia indispensabile per la realizzazione del suo obiettivo istituzionale: recuperare e distribuire gratuitamente i farmaci necessari agli indigenti. In particolare, con il deflagrare del conflitto ucraino il nostro apporto è stato fondamentale nei momenti di massima raccolta delle donazioni di farmaci, per suddividere rapidamente le confezioni ricevute e organizzarle per la successiva spedizione e distribuzione, pianificando nel modo più razionale tutto il processo. Cercare di trovare il farmaco più adatto a risolvere le varie problematiche per le quali riceviamo richieste è, e resta, il nostro impegno quotidiano».

Impegno nell’attività di solidarietà

Secondo Enrique Häusermann, presidente Egualia, «per il quarto anno consecutivo le aziende di Egualia hanno scelto di impegnarsi nell’attività di solidarietà, integrazione e assistenza alle fasce più deboli della popolazione nei diversi territori. I dati dell’Osservatorio sulla povertà sanitaria del Banco Farmaceutico ci dicono che lo scorso anno in Italia almeno 600mila persone povere non hanno potuto acquistare i medicinali di cui avevano bisogno perché, nonostante il forte universalismo del Servizio sanitario nazionale, il 42,2% della spesa farmaceutica resta a carico delle famiglie. Dopo due anni di pandemia stiamo vivendo una nuova emergenza globale che sta già determinando un ampliamento delle aree di sofferenza cui non possiamo non dare una risposta concreta».

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