Spesa privata in aumento; tempi sempre più dilatati – e diversificati da Regione a Regione – per la disponibilità nei prontuari regionali dei farmaci ospedalieri; accordo sull’accesso ai farmaci innovativi recepito a macchia di leopardo – ovvero non recepito del tutto – a oltre due anni dalla sua approvazione in conferenza Stato- Regioni. Immancabile e […]
Spesa privata in aumento; tempi sempre più dilatati – e diversificati da Regione a Regione – per la disponibilità nei prontuari regionali dei farmaci ospedalieri; accordo sull’accesso ai farmaci innovativi recepito a macchia di leopardo – ovvero non recepito del tutto – a oltre due anni dalla sua approvazione in conferenza Stato- Regioni. Immancabile e caldissimo anche ad avvio di legislatura, il tema delle quote versate di tasca propria dai cittadini per i medicinali e dell’accesso a ostacoli alle cure tiene banco nell’Osservatorio di Cittadinanzattiva. È proprio in tema di spesa farmaceutica, infatti, che il “fai-da-te” regionale esplode in tutta la sua evidenza, catalizzando il 4,9% delle segnalazioni dei cittadini nel 2011, contro il 3,1% registrato appena un anno prima. Il primo dato citato è lo strepitoso aumento della spesa sostenuta direttamente dai cittadini: 6.346 milioni su una spesa farmaceutica complessiva di 26.318 milioni di euro (24,1%) nel 2011, quando questa voce della spesa privata è aumentata del 34% rispetto all’anno prima a fronte di una diminuzione della spesa farmaceutica a carico del Ssn del 4,6%, per un esborso medio di quasi 22 euro a testa. E se è vero che il dato complessivo va letto in controluce – distinguendo tra copayment imposto da normative regionali e differenziali di prezzo volontariamente sborsate dal paziente per assicurarsi la griffe invece dell’equivalente – il tema della variabilità regionale resta cogente: basterebbe forse un po’ d’appropriatezza in più (da parte di chi prescrive e anche da parte di chi accede alle cure) per alleggerire e/o uniformare un onere che nel 2011 ha oscillato – ricorda Cittadinanzattiva – tra i 7,48 euro della Provincia autonoma di Trento e i 31,96 della Sicilia. “Diritti allo sbaraglio” – come li definisce l’Osservatorio civico – anche nella gestione e nelle tempistiche dei Ptor, adottati da 17 Governi locali: trascorsi i tempi – lunghissimi – per i tempi d’approvazione nazionali delle registrazioni Ema (siamo secondi solo alla Spagna, con 326 giorni contro una media Ue di 210, 5 giorni) la disponibilità nei prontuari regionali varia dai 530 giorni del Molise ai 217 della Puglia, per una media di 305 giorni. Nove Regioni impiegano oltre un anno (1 anno e un mese circa la Basilicata, quasi un anno e mezzo il Molise) per erogare le approvazioni Aifa. Tempi che sono anche lo specchio della variabilità dei tempi di lavoro delle Commissioni addette all’aggiornamento delle liste: nel 50% delle Regioni che ne sono fornite si riuniscono una volta al mese; ogni 2 mesi in Liguria e Veneto; ogni 3 mesi in Piemonte, Umbria e Valle d’Aosta. Un dato è costante: in nessun caso è prevista la partecipazione di un rappresentante dei cittadini e delle relative organizzazioni nonostante il Psn 2011-2013 ne avesse previsto il coinvolgimento negli organismi decisionali di Sanità pubblica.
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