Dal 1 luglio in Italia è formalmente possibile vendere online farmaci senza prescrizione medica, come prevede il decreto legislativo numero 17 del 19 febbraio 2014. Come FarmaciaVirtuale.it ha raccontato più volte, tuttavia, da qui all’operatività il passo non è breve né immediato. Come prima cosa, il ministero della Salute ha specificato tramite un decreto le modalità per richiedere le autorizzazioni: il farmacista dovrà ottenere il benestare della Regione, chiamata a verificare l’esistenza dei requisiti necessari, e solo in seguito potrà richiedere al ministero il bollino che contrassegna le farmacie online legali. Ma dal fronte delle Regioni per ora tutto tace: e questa lunga serie di passaggi inevitabilmente dilaterà le tempistiche, tanto più all’approssimarsi di agosto. A titolo di esempio, la Regione Emilia Romagna ha voluto far chiarezza, tramite una circolare in cui afferma a chiare lettere che «al momento, in attesa delle annunciate dichiarazioni ministeriali e del conseguente provvedimento regionale, non è possibile presentare alcuna richiesta di autorizzazione».
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Nell’ultima settimana però, come hanno notato anche alcuni nostri attenti lettori, sono già comparsi i primi portali italiani che commercializzano liberamente farmaci SOP e OTC. In molti casi a gestirli sono titolari di farmacie che, magari in buona fede e semplicemente confusi da notizie riportate in modo impreciso dalla stampa generalista, non hanno del tutto chiara la complessità dell’iter. E si trovano così inconsapevolmente a gestire siti che a tutti gli effetti risultano fuori norma, rischiando l’arresto da 6 mesi a 2 anni e una multa da 3 a 18 mila euro.
Una situazione che, oltre a mettere in difficoltà farmacisti e cittadini, testimonia quanto siano fondati i timori sulle insufficienti misure di controllo. Timori già sollevati a fine giugno dal sen. D’Ambrosio Lettieri (CRI), che in un’interrogazione urgente al ministro della Lorenzin ha chiesto «il potenziamento del sistema nazionale antifalsificazione gestito dall’Aifa, con l’istituzione di un dominio unico” per le farmacie online. Un dominio che sarebbe un segno di riconoscimento inequivocabile, scongiurando fenomeni come il cybersquatting (clonazione di un sito già esistente) o il phishing (raccolta fraudolenta dei dati personali). Il ministero ha gettato acqua sul fuoco, garantendo che il logo sarà coperto da brevetto e studiato per evitare la contraffazione. L’Aifa – ha aggiunto – ha già avviato una task force anticontraffazione e una conferenza dei servizi sulle farmacie virtuali. Di fronte al proliferare di siti fuori norma, tuttavia, sembra inequivocabile come una reale capacità immediata di intervento sia ancora di là da venire. Resta poi aperto il problema, anch’esso sottolineato da D’Ambrosio Lettieri, della mancanza di un ufficio centrale «per il controllo e il monitoraggio del rilascio delle autorizzazioni da parte delle Regioni». Tempi d’azione diversificati, infatti, non potranno che aumentare una confusione che è già sotto gli occhi di tutti.
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