Farmaci monodoseSecondo l’Ufficio federale dell’ambiente della Svizzera, il 30% dei medicinali acquistati nella nazione alpina non viene consumato. Uno spreco che rappresenta, ha spiegato l’organismo, «un pesante fardello per la collettività». In particolare, «i dati dell’Ufficio federale di statistica indicano che nel 2008 ogni cittadino elvetico ha speso in media 770 franchi (circa 683 euro, ndr) per l’acquisto di farmaci. Se applichiamo un tasso di spreco annuo del 30%, risulta che ogni cittadino ha sperperato circa 230 franchi».

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Per questo le autorità della Svizzera stanno correndo ai ripari, e hanno individuato in particolare una soluzione: «La vendita sfusa di alcuni medicinali permetterebbe di ridurre gli sprechi nonché il rischio di automedicazione (utilizzo delle compresse rimanenti)». Il che consentirebbe tra l’altro «di risolvere il problema della resistenza dei microbi nei malati che non completano il trattamento antibiotico prescritto». Proprio a tale scopo, in Francia si sta sperimentando il confezionamento unitario per tali medicinali. L’ipotesi lanciata in Svizzera, inoltre, «garantirebbe, grazie all’utilizzo di appositi contenitori per compresse, l’identificazione sicura delle pillole e condizioni di conservazione ottimali a casa dei pazienti, soprattutto per le persone anziane». In un parere del 2014, il Consiglio federale elvetico aveva tuttavia sottolineato che la dispensazione generalizzata di parti di una confezione non è priva di rischi: «Da un lato l’imballaggio serve a proteggere il prodotto dalla luce e dai danni esterni: singoli blister o loro parti sono infatti maggiormente esposti a influssi esterni rispetto alle confezioni integre. Dall’altro, il fatto di smembrare la confezione fa sì che il paziente riceva solo in parte le informazioni che gli sono destinate. Questa etichettatura incompleta accresce il rischio di confusione e/o di assunzione errata del farmaco, il che mina gli sforzi profusi per prevenire gli errori nella terapia».

Inoltre «la dispensazione generalizzata di medicinali sfusi comporta anche un maggiore onere per i medici e i farmacisti che dovrebbe essere indennizzato dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie». Per questo, all’epoca il Consiglio aveva concluso spiegando che «è necessario agire non tanto sulla grandezza degli imballaggi, quanto piuttosto per un miglioramento dei processi nella terapia farmacologica». Ciò nonostante, il 18 settembre – come riferito da TvSvizzera.it – «il Consiglio degli Stati, camera alta del Parlamento, ha accolto tacitamente una mozione di un deputato alla camera bassa, il consigliere nazionale socialista ginevrino Manuel Tornare». Con la quale si lancia una fase di test circoscritta agli antibiotici e condotta solo nei Cantoni che lo vorranno.

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