«Chi vende medicinali che possono causare danno alla salute, senza rispettare le regole di corretta dispensazione, è il peggior nemico della nostra professione». E’ questo senza mezzi termini il giudizio dell’Associazione scientifica farmacisti italiani (Asfi), a seguito della pubblicazione di alcune notizie sulla stampa generalista, riferite alla diffusione, tra gli adolescenti, del consumo di “Purple Drank”, mix ottenuto mediante la miscelazione di medicinali a base di codeina e bevande alcoliche. Secondo quanto riportato, parte dei medicinali impiegati sarebbero erogabili all’utente solo unicamente dietro presentazione di ricetta medica, ripetibile o non ripetibile. Ipotesi che aprirebbe alcuni dubbi in merito al mancato rispetto, da parte di alcuni farmacisti territoriali, delle prescrizioni legislative che regolano la vendita di tali prodotti.
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Per questo motivo, l’Asfi «condanna fermamente tale pratica dissennata, in quanto essa tradisce il rapporto fiduciario che è alla base dell’affidamento da parte dello Stato del servizio farmaceutico, nella forma della concessione statale, alla rete delle farmacie private. Venir meno a tale fiducia – sottolinea l’Associazione -, dispensando con leggerezza e senza esercitare alcun controllo, medicinali che possono essere utilizzati in modo dannoso per la salute, vanifica gli sforzi dei tanti colleghi che si stanno battendo per difendere e valorizzare la funzione professionale del farmacista, unico operatore sanitario esperto e custode del Farmaco, e contribuisce alla sua banalizzazione e mercificazione».
L’Associazione ribadisce inoltre che «se non si garantisce la corretta dispensazione dei medicinali, che è il compito principale attribuito ai farmacisti dallo Stato, e non si sanzionano duramente i comportamenti scorretti, sarà molto difficile riuscire a vederci riconosciuti e retribuiti nuovi e più complessi compiti di sorveglianza sanitaria, di prevenzione, di presa in carico del paziente cronico e di monitoraggio della sua aderenza alla terapia». Per andare in tale direzione, conclude l’Asfi, «confida che i colleghi scorretti, anche a seguito delle citate notizie di stampa, si rendano conto della gravità del loro comportamento superficiale, e che lo modifichino immediatamente», affidando alle autorità di controllo, «in particolare gli Ordini Professionali», il compito di intervenire duramente come previsto dalla normativa vigente.
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