farmaci-equivalenti-iqviaChi ha paura degli equivalenti? La domanda campeggia su un articolo pubblicato dal magazine online di Iqvia, nel quale si sottolinea come «nonostante le innumerevoli campagne di informazione e sensibilizzazione», nel nostro Paese permanga «un clima di soffusa diffidenza nei confronti dei farmaci equivalenti: continuiamo a preferire la Tachipirina alle compresse di paracetamolo, l’Aspirina all’acido acetilsalicilico». Iqvia ricorda poi che i medicinali “generici” sono in tutto equivalenti a quelli “griffati”: «Stessa qualità, stessa sicurezza, stessa efficacia», nonché «stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi e stesse indicazioni terapeutiche. Sono dunque l’esatta riproduzione di un medicinale autorizzato per il quale è decaduto il periodo di protezione della proprietà intellettuale previsto dalla normativa, che dura in genere 10 anni». Nell’articolo si sottolinea quindi il fatto che alcuni problemi possono forse arrivare proprio dal nome: «Si tratta della traduzione italiana della definizione generic medicinal product, una traduzione letterale che è risultata spesso fuorviante, dal momento che l’aggettivo “generico” suggerisce l’idea di un prodotto non specifico, percepito quindi come inferiore rispetto all’originale». Per questo nel tempo si è passati alla parola “equivalente”.
Iqvia ricorda poi che, ad oggi, poco più del 24% dei volumi del mercato farmaceutico è composto dagli equivalenti, nei tre canali ospedale, farmacia e Dpc. Il resto è ancora appannaggio dei “branded”. Come quota a valori, inoltre, la percentuale scende al 7,3. Ciò nonostante, «circoscrivendo l’analisi al mercato in farmacia, i farmaci equivalenti mostrano un trend in costante salita negli ultimi 5 anni, passando da una quota volumi pari al 18,4% nel 2013 a una quota pari al 21,5% nel 2017, nonostante la bassa propensione degli italiani ad abbandonare i farmaci originator». Negli ultimi mesi, inoltre, hanno perso il brevetto due molecole il tadalafil (Cialis) e la rosuvastatina (Crestor) che «insieme valgono circa 260 milioni di euro». I dati riportati indicano infine che le regioni con il maggior volume di equivalenti sono la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia (27%), ben distanti dal 15% di Basilicata e Campania.

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