
L’emicrania è una patologia neurologica cronica che rappresenta una delle principali cause di disabilità a livello globale. Nonostante i progressi terapeutici degli ultimi anni, molti pazienti non ottengono benefici adeguati dai trattamenti preventivi tradizionali o li interrompono a causa di problemi di tollerabilità. Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Headache and Pain, ha dimostrato che eptinezumab, un anticorpo monoclonale diretto contro il peptide correlato al gene della calcitonina (Cgrp), riduce in modo significativo e duraturo la frequenza degli attacchi, migliorando la qualità di vita anche nei pazienti che non avevano risposto ad altre terapie preventive.
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Struttura dello studio Deliver
Lo studio di fase 3b Deliver è stato condotto tra il 2020 e il 2022, in 96 centri tra Europa e Stati Uniti, coinvolgendo 892 pazienti adulti con diagnosi di emicrania e mancata risposta a due-quattro trattamenti preventivi. I partecipanti sono stati randomizzati a ricevere eptinezumab 100 mg, eptinezumab 300 mg o placebo, somministrati per via endovenosa ogni 12 settimane per un totale di 24 settimane. Successivamente, tutti i pazienti hanno avuto accesso a una fase di estensione in aperto fino a 72 settimane, durante la quale hanno continuato a ricevere eptinezumab alla stessa dose iniziale. L’obiettivo primario era la variazione del numero medio di giorni di emicrania mensili (MMD) rispetto al basale, mentre tra gli endpoint secondari figuravano la riduzione dell’uso di farmaci acuti, la frequenza e l’intensità degli attacchi, oltre ai cambiamenti nei punteggi dei questionari di qualità di vita.
Riduzione stabile dei giorni di emicrania
Prima dell’inizio del trattamento, i partecipanti riportavano in media circa 14 giorni di emicrania al mese. Dopo la prima infusione, i pazienti trattati con eptinezumab hanno evidenziato una riduzione di circa 5 giorni mensili, rispetto ai 2 giorni osservati nel gruppo placebo. Nella fase in aperto, quando tutti i partecipanti hanno ricevuto eptinezumab, la riduzione è aumentata fino a 6-7 giorni in meno al mese, mantenendosi stabile per l’intera durata del follow-up, fino a 72 settimane. Oltre alla diminuzione della frequenza degli attacchi, i pazienti hanno riportato miglioramenti significativi della qualità di vita, della produttività lavorativa e del benessere psicologico, confermati dai punteggi dei questionari Msq (Migraine-Specific Quality of Life Questionnaire) e Wpai (Work Productivity and Activity Impairment).
Sicurezza e tollerabilità
Eptinezumab ha mostrato un profilo di sicurezza favorevole, sovrapponibile a quello del placebo. Gli eventi avversi più comuni, generalmente lievi o moderati, sono stati nasofaringite, affaticamento e dolori articolari. Solo l’1–2% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di reazioni avverse, e non sono emersi nuovi segnali di sicurezza nel corso della fase di estensione. Inoltre, la somministrazione endovenosa ogni 12 settimane assicura un inizio d’azione rapido e favorisce una buona aderenza terapeutica, rappresentando un vantaggio rispetto ad altri approcci preventivi.
Prospettive future
Gli autori sottolineano che ulteriori ricerche potranno aiutare a identificare i sottogruppi di pazienti più responsivi a eptinezumab e a definire meglio il valore clinico ed economico a lungo termine del trattamento preventivo con anticorpi anti-Cgrp nell’emicrania, contribuendo così a ottimizzare l’impiego di questa terapia nella pratica clinica.
Dr. Paolo Levantino
Fonte: Ashina M, de la Torre Er, Boserup Lp, Ettrup A, Starling Aj. Eptinezumab for migraine prevention after other treatments fail: a plain language summary of publications. Pain Manag. 2025 Aug,15(8):453-466. doi: 10.1080/17581869.2025.2514425. Epub 2025 Jul 8. Pmid: 40625230, Pmcid: PMC12320844.
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