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Di qui una serie di “no” pronunciati dalle associazioni: «No all’obbligo previdenziale Enpaf viste le retribuzioni non in linea con la nostra statura professionale: 10,40 euro la paga base oraria lorda per i farmacisti dipendenti. Di pochissimo superiore a quella del personale non laureato in farmacia, che non paga né Ordine né Enpaf. No alle modifiche regolamentari contro i diritti acquisiti come il riscatto degli anni di laurea ante 1998. No alla “trappola regolamentare” della perdita della riduzione. No alla perdita del bonus disoccupati dopo 5 anni di disoccupazione. No all’impossibilità di restituzione dei contributi versati all’Enpaf per i farmacisti dipendenti, senza i requisiti richiesti». E ancora «no ad un sistema previdenziale che non è stato capace di tenere il passo con l’evoluzione del mondo del lavoro e di tutelare tutti gli iscritti in difficoltà in maniera equa. No alla quota fissa per i farmacisti liberi professionisti, senza riduzioni per i bassi redditi». E infine «no al requisito dei 20 anni di esercizio per la pensione Enpaf».
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