Una manifestazione nazionale di farmacisti si terrà a Roma il 3 dicembre 2018. «È giunto il momento di scuoterci dallo scoraggiamento ed iniziare a dare battaglia per rivendicare i nostri diritti, calpestati per troppi anni dal nostro ente di previdenza, l’Enpaf», hanno scritto, in una nota rivolta ai colleghi, gli organizzatori. Questi ultimi sono «gli amministratori del gruppo Facebook Farmacisti Uniti per Abolire l’Enpaf, le associazioni di categoria quali Afant di Torino, Assofant di Caserta e Assofant di Salerno», nonché «tanti farmacisti che aderiscono spontaneamente e sono presenti su tutto il territorio nazionale». L’obiettivo della manifestazione è di «far conoscere all’Italia la marginalizzazione costante cui sono costretti i farmacisti non titolari».
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Viene ricordato in questo senso che «il farmacista disoccupato, iscritto all’albo dei farmacisti, per cercare lavoro deve pagare obbligatoriamente un contributo previdenziale all’Enpaf, pur non avendo mai lavorato e non avendo reddito. Tale contributo, dopo 5 anni di disoccupazione, sale incredibilmente a circa 2.400 all’anno, anche se si è lavorato per meno di 6 mesi ed 1 giorno. Detti contributi sono considerati di solidarietà e non sono utili per la maturazione della pensione. Ironico, vero?». C’è poi il caso dei «dipendenti che svolgono un unico lavoro, cioè quello di dipendente di una farmacia, e che devono pagare, contemporaneamente e per tutta la propria vita lavorativa, due casse previdenziali, l’Inps come qualsiasi altro lavoratore dipendente, più l’Enpaf quale iscritto all’albo dei farmacisti, per ottenere una unica pensione». Inoltre, proseguono le organizzazioni, «quest’anno sono più di 1.500 i farmacisti che a gennaio 2019 potrebbero esaurire il bonus disoccupati Enpaf di 5 anni, e quindi sono costretti a cancellarsi dagli Albi professionali, perché perdono la possibilità di pagare la quota ridotta».
Ne consegue anche la cancellazione dall’Albo e «scompaiono dalle statistiche della disoccupazione dei farmacisti». Altro caso citato, infine, è quello dei «dipendenti che avevano riscattato gli anni di laurea prima del 1988, ormai molto vicini alla pensione». Nel loro caso, «pur avendo pagato all’Enpaf il relativo riscatto, i periodi non sono più utili ai fini dell’anzianità di iscrizione nonché contributiva, ma producono unicamente un esiguo incremento economico all’importo della pensione diretta. Ciò, in regime di cumulo comporta la perdita di 4-5 anni di anzianità contributiva per acquisire il diritto alla pensione».
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