L’e-commerce è davvero fruttuoso per le farmacie? A porsi la domanda è un’analisi pubblicata da Francesco Schito, segretario generale di Assofarm, nella quale si sottolinea come tale canale di vendita susciti senz’altro «interesse. Ma interesse non è certo sinonimo di appoggio incondizionato e acritico». Il dirigente cita i dati emersi dall’ultimo incontro dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali, tenutosi ad Anversa lo scorso 28 settembre: «Primo fra tutti quello dell’espansione del mercato dei farmaci: dal 2012 al 2017 il mercato UE ha registrato un +4,1% di crescita media, dal 2017 al 2022 si attende una crescita media mondiale del 4,6%, che porterà il fatturato globale a superare i 1.400 miliardi di dollari. Una cifra impressionante. Quanto di questa crescita tocca alle farmacie? Dipende da paese a paese. E in particolare dipende da come ogni paese regola i rapporti tra spesa farmaceutica ospedaliera e territoriale». E in Italia «già oggi alle farmacie resta la quota di distribuzione minore in assoluto: appena il 40% del valore distribuito ai cittadini. La farmacia europea, insomma, perde terreno, ma quella italiana ne ha già perso tantissimo».
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In questo contesto l’e-commerce potrebbe aiutare? «Dal 2014 ad oggi, appena quattro anni, il commercio elettronico di prodotti e servizi rivolti al consumatore finale ha quasi triplicato il suo fatturato. I farmaci sono un prodotto che gode ovunque di speciali regolamentazioni. Ma nei Paesi scandinavi, in Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi e Portogallo, ciò non impedisce la distribuzione online di farmaci con e senza prescrizione. Nel resto d’Europa (con le sole eccezioni di Svizzera, Croazia, Serbia e Bulgaria) è ammessa la vendita di farmaci che non richiedono ricetta. Il trend è comunque quello della progressiva liberalizzazione del mercato, ed è plausibile immaginare che ad essa si accompagnerà un esponenziale aumento delle vendite di farmaci, al pari ormai di ogni altro prodotto o servizio».
Ma tutto ciò, secondo Schito, potrebbe essere «un miraggio». Il commercio online, infatti, secondo il dirigente di Assofarm «è sempre più faccenda da grandi aziende, capaci di mettere in campo risorse economiche ed organizzative, oltreché servizi correlati al farmaco (come dimostra la recente acquisizione di PillPack da parte di Amazon). Ciò non significa che le farmacie non abbiano speranze, ma crediamo che non si debba sottovalutare l’impegno che richiede entrare in un mondo nuovo che ha regole del gioco sue, fortemente competitivo, che richiede capacità di fare rete e investimenti».
Inoltre, l’associazione esprime «perplessità sulla tenuta relazionale farmacista-paziente nel contesto online. Le farmacie sociali hanno profuso grande impegno nel dimostrare e valorizzare questa relazione. Abbiamo promosso la pharmaceutical care e la medication review, abbiamo studiato modelli di successo come il farmacista di riferimento del Belgio, abbiamo lavorato su nuovi sistemi di remunerazione che offrissero sostenibilità a queste riforme. L’elemento comune a questa imponente massa di proposte è uno: la relazione diretta, fisica, continuativa nel tempo e per questo fiduciaria, tra le competenze professionali del farmacista e il paziente rappresenta l’unicum sanitario della farmacia».
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