I risultati emersi da un’indagine conoscitiva sulla spesa farmaceutica in Italia mostrano i limiti della distribuzione diretta a oltre vent’anni dalla legge che la rese obbligatoria per varie classi di farmaci. Lo studio è stato voluto da Marcello Gemmato, segretario della XII Commissione permanente affari sociali che, intervistato in esclusiva da FarmaciaVirtuale.it, ha illustrato l’attuale scenario della distribuzione farmaceutica italiana. «La distribuzione diretta fu sancita con la Legge 405 del 2001 e rispecchia la situazione di 21 anni fa, quando il peso della ricetta medica e della spesa farmaceutica territoriale erano molto più elevati e in tale incremento da doverne arrestare la crescita. Si decise quindi di frenare la spesa territoriale, imponendo la dispensazione di alcune molecole all’interno dell’ospedale. Questa decisione portava a un risparmio per lo Stato ma parallelamente creava, e crea tuttora, un disagio al cittadino che non può reperire determinati farmaci nella farmacia sotto casa».

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«Lo scenario è cambiato»

L’onorevole Gemmato illustra i cambiamenti avvenuti negli ultimi vent’anni e delinea il quadro attuale. «Lo scenario della spesa farmaceutica è profondamente cambiato. Oggi emerge una forte difficoltà di accesso al farmaco che porta con sé disagio per i pazienti, costo sociale e costo della mancata aderenza terapeutica. Molti cittadini, infatti, non avendo accesso al farmaco, lo assumono in ritardo, saltano la terapia o aderiscono alle cure in modo parziale, con il rischio di determinare complicanze che vanno poi curate, a volte anche con l’ospedalizzazione. Viene dunque a generarsi un’ulteriore spesa a carico del Sistema sanitario nazionale. Questo scenario ci porta a riflettere sulla necessità di una nuova governance farmaceutica, che è lo scopo dell’indagine conoscitiva che abbiamo realizzato. Occorre anzitutto rivedere quanto avvenuto negli ultimi 21 anni, considerando l’ingresso di nuovi farmaci, il notevole calo del valore medio della ricetta, la diffusione e l’incidenza ponderata sempre più alta dei farmaci generici. Tutti questi fattori devono portare a definire una nuova governance farmaceutica, che veda nei cittadini il principale perno intorno al quale tutto si deve muovere».

I punti critici del sistema attuale

Gemmato riferisce che l’indagine ha generato grande attenzione da parte di tutti i player del mondo della sanità, perché ha messo in luce le criticità del sistema attuale. «La spesa farmaceutica nazionale – spiega l’Onorevole – assorbe il 14,85% della spesa sanitaria. Di questa percentuale, il 7,85% compete alla spesa farmaceutica diretta, mentre il restante 7% è destinato alla spesa della farmacia territoriale. Questi due ambiti non comunicano tra di loro. Pertanto, se si registra un risparmio della farmaceutica territoriale, questo rientra nel bilancio delle Regioni. Se invece si sfora nella spesa diretta, l’eccedenza viene divisa tra Regioni e industria farmaceutica. Questo meccanismo da un lato arreca danni al cittadino, al quale si crea un disagio, dall’altro va a penalizzare l’industria, che potrebbe decidere di spostare i propri investimenti fuori dall’Italia. Fino al 2021 la nostra industria farmaceutica era prima in Europa, con un giro d’affari di 32 miliardi di euro. Quest’anno i dati mostrano una controtendenza, con il rischio di vedere ridotti anche i posti di lavoro qualificati. Il quadro è quindi molto complesso e ci convince sempre di più dell’esigenza di una nuova governance farmaceutica, che metta al centro gli interessi del cittadino e a seguire gli altri interessi».

Intervista integrale

Il video dell’intervista integrale disponibile a questo collegamento

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