L’epidemiologia del diabete in Italia mostra un cambiamento nella distribuzione per genere. Le statistiche nazionali rivelano una maggiore prevalenza della patologia nella popolazione maschile, un dato che segna un’inversione di tendenza rispetto a venti anni fa. È in sintesi quanto emerso nell’Italian barometer diabetes report “Diabates Monitor – Diabete in Italia – Dati, disuguaglianze, azioni”, presentato il 28 ottobre 2025 all’Italian barometer diabetes summit, giunto alla diciottesima edizione. Nel 2023, la percentuale di uomini con diagnosi di diabete ha superato quella delle donne in tutte le fasce di età a partire dai 45 anni. Il divario è particolarmente marcato nella popolazione anziana, dove nella fascia 65-74 anni si è registrato un differenziale di circa sette punti percentuali a svantaggio degli uomini. Il quadro è un vero e proprio capovolgimento della situazione documentata nel 2003, quando la malattia risultava più frequente tra le donne.

[Non perdere le novità di settore: iscriviti alla newsletter di FarmaciaVirtuale.it. Apri questo link]

Fattori di rischio e implicazioni per la salute pubblica

Tra gli elementi con cui gli esperti hanno motivato l’evoluzione demografica, vi sono l’aumento dell’aspettativa di vita, che è cresciuta in misura maggiore per gli uomini, e la maggiore diffusione di obesità e sovrappeso nel genere maschile. La sedentarietà e l’eccesso ponderale sono stati riconosciuti come rilevanti fattori di rischio, i dati hanno indicato che una quota significativa di persone che presentano entrambe le condizioni sviluppa anche il diabete.

Diffusione della patologia nella popolazione italiana

In Italia, il numero di persone affette da diabete è stimato intorno a 3,7 milioni, corrispondente a oltre il sei percento della popolazione complessiva. La patologia ha mostrato forte correlazione con l’età, con livelli di prevalenza più elevati tra gli over 65, e picchi che superano il 20 percento tra gli ultra 85enni. L’aumento del numero di casi non è attribuibile esclusivamente al progressivo invecchiamento della popolazione. Un’analisi che standardizza i dati per età ha evidenziato infatti un aumento del 27 percento dei casi dall’inizio del secolo, indicando un reale incremento della diffusione della malattia, che richiede l’attenta considerazione in termini di pianificazione sanitaria e di gestione delle cronicità.

Fattori sociali, territoriali e gli stili di vita

Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, ha osservato che «non si tratta di un fenomeno attribuibile soltanto all’invecchiamento demografico: i tassi standardizzati, che eliminano gli effetti legati alla struttura della popolazione, mostrano un incremento significativo, a conferma di una patologia che si radica sempre più nella nostra società. La prevalenza cresce con l’età, soprattutto tra gli uomini, ma il fatto che negli ultimi anni il diabete inizi a manifestarsi già tra i giovani adulti costituisce un campanello d’allarme che richiama all’importanza della prevenzione e degli stili di vita salutari». Secondo Chelli, infatti, «sono i fattori sociali, territoriali e gli stili di vita che incidono in maniera decisiva sulla diffusione e sulla gestione della patologia. Le disuguaglianze educative ed economiche, così come i divari tra le diverse aree del Paese, delineano scenari complessi che richiedono interventi mirati e politiche pubbliche inclusive».

Il ruolo della scarsa attività fisica e sedentarietà

Secondo Roberta Crialesi, dirigente del Servizio sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia dell’Istat, «è noto che il rischio di sviluppare il diabete aumenta in presenza di obesità e che le due malattie sono spesso correlate. Un altro aspetto che influisce molto è la scarsa attività fisica o la sedentarietà, tanto che la percentuale di persone sedentarie con diabete si attesta al 12,5 per cento rispetto al 7,7 per cento tra coloro che conducono una vita più attiva. Ancora più netto il divario tra le persone con diabete e con o senza obesità, dove si passa dal 17,4 per cento al 9,3 per cento. Il quadro più critico riguarda coloro che presentano entrambe le condizioni – obesità e sedentarietà – dove la quota di persone con diabete raggiunge il valore massimo di 21,8 per cento».

Diabete può portare a gravi complicanze

Paolo Sbraccia, presidente dell’Italian barometer diabetes observatory foundation, ha ricordato che «il diabete può portare a gravi complicanze, che coinvolgono cuore, vasi sanguigni, rene, occhi, nervi, cervello. Per ridurre il rischio di queste complicanze invalidanti, è fondamentale prevenire la malattia attraverso uno stile di vita sano, e garantire una diagnosi e un trattamento tempestivi. L’Ibdo Foundation da sempre vuole contribuire ad accrescere l’informazione e la consapevolezza dei cittadini e dei pazienti sul diabete per aumentare la propensione alla prevenzione ed al controllo della malattia, che si basano in gran parte sull’impegno dei singoli negli stili di vita e nella diagnosi precoce».

Prevalenza diabete è aumentata in modo costante negli ultimi decenni

Nathan Levialdi Ghiron, rettore all’Università di Roma Tor Vergata, ha sottolineato che «la prevalenza globale è aumentata in modo costante negli ultimi decenni, passando dal 7 per cento nel 1990 a oltre il 14 per cento nel 2022. Preoccupante è anche il fatto che quasi la metà dei casi rimangano non diagnosticati, con un picco nei Paesi a medio e basso reddito, con oltre l’80 per cento di adulti colpiti nel mondo. Cresce soprattutto il diabete di tipo 2, che rappresenta circa il 90 per cento dei casi in Italia, colpendo maggiormente le fasce più vulnerabili tra cui anziani, persone con obesità o sindrome metabolica, ma sempre più frequentemente anche adolescenti e giovani adulti».

«Diabete e obesità non sono solo un tema di politica sanitaria»

Per l’Onorevole Roberto Pella, presidente dell’intergruppo parlamentare Obesità e diabete e malattie croniche non trasmissibili e vicepresidente di Anci, «in un tempo in cui le fragilità e le vulnerabilità sono sempre più acute, il ruolo delle istituzioni non può essere rinviato: diabete e obesità non sono solo un tema di politica sanitaria, ma veri e propri banchi di prova per una maggiore giustizia sociale, una migliore qualità della vita e aspettativa di vita e più sostenibilità dei nostri sistemi e delle nostre reti territoriali. Per questo motivo continueremo a considerare il Report e l’intero operato di Ibdo Foundation un filo conduttore per accompagnare l’intera Legislatura, sotto il segno della salute come bene comune, da tutelare e promuovere con responsabilità».

«Contribuire a nuovi sviluppi, a nuove alleanze, a un rinnovato impegno collettivo»

La Senatrice Daniela Sbrollini, presidente dell’intergruppo parlamentare Obesità e diabete e malattie croniche non trasmissibili, vicepresidente della 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato, ha spiegato che «il nostro auspicio è che i dati e le evidenze presentati in questa nuova edizione possano contribuire a nuovi sviluppi, a nuove alleanze, a un rinnovato impegno collettivo. Solo così potremo costruire un Paese più equo, capace di prendersi cura dei suoi cittadini più fragili e di essere, ancora una volta, apripista in Europa e nel mondo nella lotta al diabete e all’obesità».

Cambiamento concreto nella cura del diabete e altre malattie croniche

Alfredo Galletti, Vp & General Manager di Novo Nordisk Italia, ha ricordato che «l’obiettivo di Novo Nordisk è di portare un cambiamento concreto nella cura del diabete e altre malattie croniche attraverso la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone. Per questo reputiamo questi momenti di confronto tra i diversi attori coinvolti nella lotta al diabete molto importanti e siamo grati all’Ibdo Foundation per il suo continuo impegno in tal senso».

© Riproduzione riservata

Non perdere gli aggiornamenti sul mondo della farmacia

Riceverai le novità sui principali fatti di attualità.

Puoi annullare l'iscrizione con un click. Non condivideremo mai il tuo indirizzo email con terzi.