“Il ddl Lorenzin appena approvato dal Senato rappresenta una buona notizia per i cittadini, per una estesa platea di operatori della sanità e, più in generale, per il sistema Paese al cui sviluppo sociale ed economico concorrono anche centinaia di migliaia di professionisti della salute. Il voto del Gruppo dei Conservatori e Riformisti è stato favorevole non solo per il metodo di lavoro adottato sia nella Commissione competente – di cui devo dare atto alla presidente De Biasi e agli altri colleghi componenti – che in Aula. Ma anche perché, con grande franchezza, il ddl recupera per tre quinti i contenuti del ddl sulla sperimentazione clinica, approvato dalla Camera dei Deputati nella scorsa legislatura con il Governo di centrodestra, giunto con quel Governo anche nell’aula del Senato, ma purtroppo non arrivato alla sua definitiva approvazione per le questioni politiche che portarono alla caduta di quell’Esecutivo.
Oggi quel ddl è stato adeguato ai tempi e consegnato ad un provvedimento che ha sottratto al Governo la potestà della delega, regalata dal Parlamento certe volte in maniera eccessiva. La Commissione Sanità ha approfondito in modo dettagliato i contenuti con un dibattito di qualità, contrassegnato dalla volontà di conseguire il comune obiettivo al di là delle appartenenze politiche: rafforzare le garanzie per la tutela della salute dei cittadini rendendo adeguato lo strumento normativo alle nuove esigenze della società.
Questo è il metodo. Nel merito del provvedimento, rilevo che, grazie a un lavoro corale, dopo settant’anni, il Parlamento si appresta a superare e correggere un impianto normativo datato, obsoleto, lacunoso e inadeguato che aveva progressivamente indebolito la funzione degli Ordini. Ma anche a dare un forte impulso ad una nuova governance sanitaria sotto il profilo della sperimentazione clinica, che tiene conto del processo necessario di armonizzazione della legislazione domestica rispetto a quanto accade in Europa, ma afferma in piena autonomia i princìpi di maggiore trasparenza, di terzietà, di indipendenza della ricerca scientifica.
Viene recuperato anche un aspetto importante, quello della medicina di genere, che rappresenta il progresso delle scienze farmaceutiche in termini di prevenzione e terapia. Ricordo poi i nuovi LEA (cito il parto indolore) e il riconoscimento di nuove professioni in ambito sanitario per offrire ai cittadini maggiore controllo e garanzie di appropriatezza e qualità delle prestazioni professionali.
Si poteva fare di più? Certo, per esempio sulle questioni inerenti le aspirazioni di alcuni Ordini professionali, ma credo che i messaggi inviati alla Camera attraverso l’approvazione di ordini del giorno dettagliati troveranno concreta declinazione. Cito in particolare l’auspicio e la necessità che sia riconosciuta anche la figura dell’ottico optometrista e del fisioterapista all’interno delle professioni sanitarie.
Sulla formazione specialistica, anche la relatrice, con grande onestà intellettuale, ha detto che avremmo voluto fare un passo avanti in relazione all’articolo 22 del Patto della salute. Ma le incomprensioni e i conflitti, per alcuni versi, tra il MIUR e il Ministero della salute, hanno visto tirare il freno a mano su un argomento che resta centrale nell’ambito del dibattito che, sono convinto, verrà affrontato e risolto in sede di esame nell’altro ramo del Parlamento.
Quanto agli ordini professionali, si riconosce la loro funzione pubblicistica, il loro status giuridico di enti di diritto pubblico sussidiari dello Stato, destinati non a far rivivere in modo improprio residui di corporativismo che fanno male alle professioni, ma a rilanciare le funzioni di natura pubblicistica a beneficio della comunità. Passo in avanti anche per la farmacia dei servizi: l’articolo 11 indubbiamente consente di attuare la famosa legge n. 69 del 2009, che vuole rilanciare la funzione della farmacia come presidio sociosanitario del territorio rappresentando un punto di primo approccio della comunità rispetto ai problemi della salute. Un capitolo a parte meritano i farmaci innovativi. Se vogliamo realmente dare un segnale di serio investimento sulle farmacie come presidio sociosanitario del territorio, dobbiamo riportare i farmaci innovativi all’interno della farmacia per una dispensazione che costi di meno e giovi di più sotto il profilo del governo della spesa e dell’efficientamento delle terapie, fatti salvi quei farmaci la cui somministrazione necessita obbligatoriamente di un monitoraggio ospedale”.
Lo dichiara in una nota il sen. d’Ambrosio Lettieri (CoR), componente Commissione Sanità del Senato, in merito all’approvazione in Senato del ddl Lorenzin
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