Nel corso della presentazione della Relazione annuale 2014 dell’Autorità Antitrust, il presidente dello stesso organismo di controllo, Giovanni Pitruzzella, ha concesso il proprio “endorsement” al disegno di legge sulla Concorrenza. Scagliandosi contro «le lobby» che bloccano la crescita del Paese. Secondo il numero uno dell’authority, infatti, il progetto normativo presentato ad aprile 2015 dal governo di Matteo Renzi costituisce «un’ulteriore spinta all’apertura dei mercati e all’aumento della competitività».
Il Ddl, ha aggiunto Pitruzzella, «recepisce gran parte dei contenuti della segnalazione adottata dall’Antitrust nel mese di luglio del 2014» e «incide su mercati in cui permangono regolazioni che creano privilegi, forme di rendita che non incentivano la concorrenza e l’innovazione: le assicurazioni, i servizi professionali (farmacie, notai, avvocati), le telecomunicazioni, la distribuzione dei carburanti, la distribuzione dell’energia». In questo senso, il presidente dell’Antitrust ha parlato senza mezzi termini di «lobby che difendono le loro rendite di posizione» e ha messo in guardia rispetto alla «opposizione certamente assai intensa» che esse porranno rispetto al disegno di legge: «Ma siamo certi che il Parlamento saprà resistervi», ha concluso.
Da sottolineare, inoltre, il via libera arrivato da Aldo Minucci, presidente dell’Ania (associazione di categoria delle compagnie d’assicurazione), che nel corso di un’audizione tenuta il 17 giugno 2015 Camera ha spiegato che il testo rappresenta «un provvedimento atteso da ormai cinque anni», auspicandone «una rapida approvazione, pur con le modifiche che il Parlamento intenderà adottare, poiché l’impianto normativo promuove dinamiche competitive nel quadro di un corretto allineamento ai principi dell’Unione europea». Dello stesso avviso Unipol, ascoltata il 18 giugno, secondo la quale «le proposte contenute nel disegno di legge sembrano andare nella giusta direzione», dal momento che semplificano le regole e intervengono «laddove l’assenza di disciplina provoca squilibri economici che finiscono per ricadere sui redditi dei nostri cittadini e delle aziende».
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