ddl oncorrenza farmacieNell’audizione effettuata da Federfarma il 12 novembre 2015, presso la commissione Industria del Senato, nell’ambito della discussione sul disegno di legge sulla Concorrenza, l’associazione di categoria ha illustrato la situazione attuale del sistema-farmacia, e formulato le proprie proposte.
«Apprezziamo – ha spiegato l’associazione – gli obiettivi del Ddl Concorrenza, nato con la finalità di dare nuovo vigore al nostro Paese attraverso una politica di rafforzamento delle attività produttive e professionali, anche nell’ottica di aumentare l’occupazione. Per quanto riguarda il settore delle farmacie il Ddl, con l’articolo 48, ha inteso innestare nel sistema nuove risorse economiche che auspicabilmente consentiranno alle farmacie di superare le difficoltà economiche in cui si trovano a causa dei tagli alla spesa farmaceutica e della crisi economica complessiva». Entrando nel merito del possibile ingresso del capitale nel settore, Federfarma ha specificato che «attribuire la titolarità della farmacia ad una società di capitale nella quale può anche mancare totalmente la partecipazione di farmacisti, senza alcuna limitazione al numero di farmacie che possono essere acquisite da tale società, potrebbe significare far prevalere le esigenze dell’impresa su quelle della tutela della salute. Per questo motivo, in altri Paesi europei l’introduzione del capitale nella proprietà della farmacia è stata accompagnata da una serie di norme volte a garantire la massima trasparenza e la prevalenza degli aspetti professionali su quelli commerciali».
«Appare quindi indispensabile – ha proseguito l’associazione dei titolari di farmacia – introdurre anche nel nostro Paese strumenti per temperare almeno i più significativi impatti sull’ordinamento farmaceutico e, di rimando, sulla correttezza ed efficienza del servizio di assistenza farmaceutica. Correttamente la Camera dei Deputati ha introdotto due elementi di garanzia e di trasparenza, volti a rendere l’ingresso del capitale compatibile con la funzione sanitaria della farmacia: sono state estese anche alle società di capitali le incompatibilità previste oggi per le società di farmacisti titolari di farmacia, ed è stato introdotto l’obbligo di trasmettere lo statuto e le variazioni della compagine sociale delle società titolari di farmacia all’Ordine nazionale e provinciale dei Farmacisti, alla Regione e alla Asl».
Tali strumenti, però, possono essere «ulteriormente ampliati per meglio tutelare la salute dei cittadini e non rendere la farmacia un’impresa commerciale come le altre». Di qui le proposte di Federfarma: «L’obbligo che nella proprietà della farmacia la maggioranza delle quote o delle azioni sia in possesso di farmacisti abilitati e iscritti all’Albo», nonché «un limite all’acquisizione di farmacie da parte delle società di capitali nell’ambito del mercato territoriale di riferimento (percentuale di farmacie sul totale di quelle presenti in quel determinato territorio). Tale vincolo impedirebbe la formazione di concentrazioni eccessive».
L’associazione ha poi ribadito il suo no alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C: «In nessun Paese europeo i medicinali con ricetta sono venduti al di fuori della farmacia. I I sostenitori della deregulation dei farmaci con ricetta affermano che la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C con ricetta consentirebbe forti risparmi, con cifre che oscillano tra i 500 e i 900 milioni di euro di risparmi l’anno, su una spesa annua complessiva che è pari a 2,9 miliardi di euro. Per ottenere tali risultati dovrebbero essere praticati sconti che vanno dal 20% al 30% su tutti i medicinali di fascia C con obbligo di ricetta! Ciò non è avvenuto nemmeno lontanamente per i medicinali senza obbligo di ricetta medica: non potrà certo avvenire sui medicinali con ricetta».
In conclusione, Federfarma ha riassunto le proprie richieste: «Mantenere l’attuale sistema di regole per quanto riguarda le modalità di dispensazione dei farmaci con ricetta medica; assicurare una presenza qualificata di farmacisti nella compagine sociale delle società di capitali titolari di farmacie; prevedere specifiche norme antitrust per evitare la concentrazione della proprietà delle farmacie nelle mani di pochi soggetti in grado di controllare l’intero mercato del farmaco».

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