ddl concorrenza farmacieAltro che liberalizzazione dei farmaci di fascia C con ricetta, da mesi al centro del dibattito: il vero punto critico del Ddl Concorrenza sarebbe un altro. Per la precisione, l’ingresso delle società di capitali. È questa la tesi che, come riporta un articolo di Repubblica.it, sarà al centro del dibattito in occasione del forum “Libero consumo, libero mercato”, in programma per giovedì 3 dicembre all’università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Promotore dell’evento è OsservaItalia, l’osservatorio quotidiano sull’andamento dei consumi e degli stili di vita degli italiani realizzato da Affari e Finanza, con il supporto di Conad e Nielsen per la fornitura di dati e informazioni.
La netta difesa della liberalizzazione dei farmaci di fascia C è supportata da un paper dell’Istituto Bruno Leoni, a firma di Giacomo Lev Mannheimer. Nel documento, il timore che i pazienti possano essere più propensi ad abusare di farmaci non necessari, trovandoli nelle parafarmacie e nei corner GDO, è bollato come «semplicemente paradossale», perché semmai bisognerebbe temere l’abuso di farmaci come i SOP e gli OTC, acquistati senza il filtro di un medico, e non certo di quelli che necessitano di una ricetta. La garanzia per il paziente, per giunta, sarebbe data dalla presenza di un farmacista abilitato e iscritto all’albo. Dal momento, inoltre, che i farmaci non sono rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale – rincara la dose l’Istituto – non ha senso temere un eccessivo consumismo, né paventare aggravi di spesa pubblica. «Al contrario, gli effetti della liberalizzazione potrebbero verosimilmente concretarsi in un aumento dell’offerta e in un conseguente potenziale abbassamento dei prezzi, a vantaggio della collettività».
Le polemiche sul Ddl Concorrenza – si legge nell’articolo di Repubblica.it -, insomma, avrebbero clamorosamente sbagliato obiettivo. La vera minaccia, sostiene, è infatti rappresentata dall’ingresso delle società di capitali. Vale a dire delle grandi multinazionali, prontissime a farsi strada tramite un’ondata di acquisizioni. Una volta conquistate le quote di mercato, «potrebbero essere tentate di fare pressione sul legislatore per una seconda deregulation – continua -, come avvenne nel 1998 con la liberalizzazione del commercio, che ha cambiato faccia all’intero settore al dettaglio».

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