La Commissione europea ha approvato l’utilizzo di crovalimab, anticorpo monoclonale riciclante inibitore della proteina C5 del complemento, per il trattamento di adulti e adolescenti affetti da emoglobinuria parossistica notturna (Epn), indipendentemente da precedenti terapie con inibitori di C5. A farlo sapere è stata Roche Spa il 28 agosto 2024, la quale ha sottolineato che «Crovalimab è il primo trattamento sottocutaneo con somministrazione mensile per la Epn disponibile nell’Unione europea, con la possibilità di auto-somministrazione (previa adeguata formazione). Esso fornisce un’opzione alternativa agli attuali inibitori della proteina C5 – che richiedono periodiche infusioni endovenose – la quale potrebbe contribuire a ridurre il carico di trattamento e i disagi quotidiani delle persone affette da Epn e dei loro caregiver».

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Meccanismo di azione di crovalimab

Con riferimento al meccanismo di azione di crovalimab, Roche ha sottolineato che «agisce legandosi alla proteina C5, bloccando l’ultimo passaggio della cascata del complemento e fornendo un’inibizione del complemento rapida e prolungata. Viene inoltre riciclato nel flusso sanguigno, consentendone la somministrazione sc in piccoli volumi ogni quattro settimane. Inoltre, crovalimab si lega a un sito di legame C5 diverso rispetto ai trattamenti attuali, il che ha il potenziale per fornire un’opzione terapeutica alle persone con mutazioni specifiche del gene C5 che non rispondono alle terapie attuali».

Opzione nel panorama di trattamento della Epn

Levi Garraway, chief medical officer di Roche e head of global product development, ha sottolineato che «l’approvazione di crovalimab introduce una nuova opzione nel panorama di trattamento della Epn, combinando il controllo della malattia ottenibile attraverso l’inibizione della proteina C5 con una tecnologia di riciclaggio all’avanguardia, che consente la somministrazione sottocutanea mensile. Siamo lieti di offrire questo nuovo trattamento alle persone affette da Epn in Europa, nella speranza che possa ridurre l’onere terapeutico affrontato da molti di coloro che vivono con questa patologia».

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