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L’autunno è tempo di iscrizioni all’università, e stando ai dati del consorzio interuniversitario Almalaurea, che monitora l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro, il tasso di occupazione per chi ha scelto Farmacia è del 70% a un anno dalla laurea magistrale e del 90% dopo cinque anni. Lo stipendio è più alto della media e la stragrande maggioranza di chi consegue il titolo, il 71%, esercita la professione dietro al banco della farmacia, mentre il 12% lavora nelle farmacie ospedaliere e l’11% lavora nel settore industriale. Il rovescio della medaglia è invece chi alla professione non riesce ad accedere, oppure non ha la possibilità di esercitarla. Secondo l’Enpaf i disoccupati, al 20 ottobre 2015, sono 5842 (1445 maschi e 4397 femmine) sugli attuali 93mila iscritti all’ente previdenziale. Di questi, l’80% ha meno di 40 anni: sono 2105 sotto i 30 anni, 453 uomini e 1652 donne, e 2541 tra 30 e 39 anni, 630 uomini e 1911 donne. Tra i 40 e i 49 anni sono invece 577 (134 maschi, 443 femmine), oltre i 49 anni 619 (228 maschi, 391 femmine).
«I dati rilevanti sulla disoccupazione, in parte attenuati negli ultimi mesi per gli effetti del Jobs act, interessano, seppur con minore intensità, anche un settore che, fino a pochi anni fa, era quasi immune dal fenomeno», spiega il presidente dell’Enpaf, Emilio Croce, a FarmaciaVirtuale.it. Il tasso generale di disoccupazione tra i farmacisti iscritti si aggira sul 6%, ben al di sotto del 12% rilevato dall’Istat a livello nazionale, ma «questo non può di certo rallegrarci – continua Croce –, anche se abbiamo riscontrato una riduzione dell’entità del fenomeno nel corso di questi ultimi mesi. Il consiglio di amministrazione dell’Enpaf si è sempre dimostrato particolarmente attento alle esigenze dei colleghi in difficoltà, sia incentivando l’erogazione di prestazioni assistenziali in loro favore, sia rimodulando, a partire dall’1 gennaio 2014, l’aliquota di solidarietà per i disoccupati dal 3% all’1% della contribuzione piena. Al momento, inoltre, è allo studio del Consiglio di amministrazione la proposta di estendere da 5 a 7 anni il periodo massimo per poter usufruire della riduzione contributiva o della contribuzione di solidarietà in caso di disoccupazione temporanea e involontaria». Nel panorama delle casse di previdenze privatizzate, ricorda Croce, «l’Enpaf è il solo ente a riconoscere la condizione di disoccupazione agli effetti contributivi. Alleviare le situazioni di bisogno è una nostra preoccupazione prioritaria e l’ente sarà sempre presente e pronto a varare tutte le misure necessarie a tutela della categoria, nella speranza che i timidi segnali di ripresa possano, nel corso del 2016, diventare una realtà consolidata».
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