«Per la sanità italiana ci siamo, è questo il momento peggiore della sua storia repubblicana. E se ciò è vero, possiamo a buon conto considerarci uno dei lati migliori di questa storia. Il merito è di tutti, di tutti i nostri farmacisti che chiedono legittimamente protezioni per la loro salute mentre non smettono un solo giorno di lavorare, dei presidenti e manager delle nostre aziende quotidianamente ossessionati dalla ricerca di nuove soluzioni a problemi che ogni giorno diventavano più grandi». Si chiude così il lungo ma accorato editoriale di Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, pubblicato nel notiziario periodico dell’associazione che rappresenta le farmacie comunali italiane.

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«Nei giorni più drammatici per la storia del Servizio sanitario nazionale – prosegue Gizzi -, le farmacie comunali hanno dimostrato di esserne una componente attiva, capace di spendersi totalmente a favore del bene comune. La lettera del Sindaco di Treviso indirizzata alle farmacie della sua città che riportiamo nelle pagine seguenti, conferma quanto stiamo qui dicendo».

Dimostrazione resa evidente anche dalla continuità di servizio garantita sul territorio: «Secondo un’analisi fatta in questi giorni dai nostri uffici romani (sempre operativi in modalità agile) – spiega il dirigente -, il 97% delle farmacie comunali italiane sono rimaste aperte non solo per garantire l’accesso al farmaco ma anche per essere un vero e proprio centro informativo verso una popolazione sempre più in cerca di punti di riferimento». Mentre, «il restante 3% è costituito da farmacie i cui spazi interni non garantiscono le distanze di sicurezza tra gli utenti e per questo hanno operato per lo più a battenti chiusi. Siamo insomma stati quello che sosteniamo da tempo e che i sondaggi confermano. Il farmacista è il camice bianco più prossimo alla quotidianità dei cittadini e il primo presidio rassicurativo in tema salute».

Proprio come gli altri professionisti sanitari, i farmacisti comunali «fanno tutto ciò – evidenzia Gizzi – senza badare ai rischi che corrono ogni giorno. Solo la metà dei nostri presidi ha infatti avuto modo di installare le barrire in plexiglass che, insieme alle mascherine, può costituire una minima difesa al contatto col virus». In aggiunta a ciò, «a livello locale – puntualizza Gizzi -, decine di nostre associate, dalle aziende più strutturate alle piccole realtà di provincia, dal Friuli alla Sicilia, hanno prodotto e distribuito a prezzi di costo soluzioni igienizzanti per mani, vivendo nei fatti quella gratuità d’azione che è nel Dna del nostro essere farmacisti comunali».

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