concorso straordinario sicilia«Per il concorso che dovrebbe far nascere oltre 200 farmacie in Sicilia suona il de profundis: l’assessorato regionale alla Salute ha imposto un nuovo stop all’assegnazione delle licenze, con una “pausa di riflessione” che sulla carta durerà tre mesi ma che potrebbe prolungarsi molto più a lungo». A riferirlo è il quotidiano La Repubblica, che dà così conto dell’ultima tappa di un iter concorsuale estremamente tortuoso, che sta tenendo «fuori dal mercato anche cognomi potenti o potentissimi: in graduatoria ci sono infatti baroni universitari e parenti di politici, familiari di farmacisti e tanti “figli d’arte”». Il giornale cita in questo senso «Francesco Paolo Bonina docente all’università di Catania, assieme ai colleghi accademici Giovanni Puglisi, Maria Angela Siracusa, Orazio Prezzavento, Giovanna Scoto e Anna Maria Panico». Quindi figurano gli «eredi delle dinastie del settore: da Lara Giambalvo (figlia del collega bagherese Giacinto, moglie del palermitano Riccardo Listro e cognata di Orazio Listro, uno dei più importanti farmacisti della città) ad Alice Pantò, figlia di Alfredo». Così come «Rino Calì, fratello della titolare di una farmacia in centro, o i “figli d’arte” Emanuele Termini e Luisa Venuti». Senza dimenticare i familiari delle personalità politiche: «La sorella dell’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, Patrizia, il figlio del deputato regionale dem Giuseppe Laccoto (Piero, il cui nome non compare in graduatoria perché si è associato con la collega Tindara Fioravanti) o la figlia dell’ex sindaco di Palermo Salvatore Mantione, Maria».
Tutti, ora, saranno costretti ad aspettare. La ragione del nuovo stop imposto dall’amministrazione palermitana risiede nella volontà di quest’ultima di disporre una «pausa», decisione che secondo La Repubblica sarebbe stata preceduta dalla richiesta di un parere all’Avvocatura dello Stato. A far optare per questa «soluzione», riferisce al quotidiano Giuseppe Augello, che da tempo coordina i vincitori del concorso straordinario, sono da un lato «la mancanza di volontà politica», dall’altro i tantissimi ricorsi pendenti: «Il Tar ha inserito udienze in calendario fino all’inizio dell’anno prossimo».

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