farmacia socialeE’ polemica a distanza tra Alfredo Orlandi, presidente di Sunifar, il sindacato delle farmacie rurali, e Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, che riunisce le farmacie comunali. Il casus belli è la decisione annunciata a dicembre da Orlandi di registrare il marchio “farmacia sociale”, da utilizzare in tutte le comunicazioni e i documenti riguardanti le croci verdi dei piccoli Comuni. Una scelta che ha messo in allarme Gizzi, che ha espresso «l’augurio di Assofarm che Sunifar non abbia già registrato formalmente il marchio». E questo «per almeno tre ordini di motivi. In primo luogo, è certamente lecito registrare un marchio non già “occupato”, ma è pienamente legittimo farlo su parole già ampiamente utilizzate da altri? Assofarm infatti, associata all’Unione europea delle farmacie sociali, utilizza da tempo questa dicitura nella propria comunicazione ufficiale. Secondo motivo. La dicitura farmacia rurale è un termine formale presente nella legislazione italiana, che definisce una precisa tipologia di farmacia, destinataria peraltro di particolari agevolazioni e sostegni. Quali conseguenze di natura legislativa potrà avere questo mutamento di nome? Infine, una riflessione di natura più contenunistica. Vale la pena di ricordare che da un certo punto di vista tutte le farmacie italiane sono “sociali”. Perché tutte, di proprietà privata o pubblica, svolgono funzioni sanitarie pubbliche, in convenzione con il Servizio sanitario nazionale». In particolare, poi, Gizzi rivendica il ruolo di farmacia sociale per le comunali, perché «gli utili di gestione della nostra attività vengono incassati dai Comuni nostri proprietari, e quindi investiti nello sviluppo locale».

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Orlandi conferma a FarmaciaVirtuale.it le ragioni della scelta fatta: «Abbiamo proceduto con la registrazione, ma intanto bisogna chiarire che la registrazione del marchio non significa cambiare il nome. Non vogliamo cambiarlo da farmacia rurale a farmacie sociale. E nemmeno vogliamo dare una valenza giuridica al nome». Quanto alle contestazioni del presidente di Assofarm, Orlandi ci tiene a ribadire un distinguo: «È ovvio che tutte le farmacie hanno un ruolo sociale, ma la nostra peculiarità l’ha chiarita recentemente la ministra Lorenzin, che ha evidenziato nello specifico il ruolo delle farmacie rurali. Il modo di operare della farmacia classica e della rurale in particolare è molto diverso da quello delle comunali. La farmacia lavora con quelli che sono i propri investimenti, e se non riesce ad andare bene per la rurale soprattutto significa che non ha utenza, perché nei piccoli centri vive la fascia più debole della popolazione. Non ci sono soldi per i farmaci, figuriamoci per gli altri servizi che in altri contesti la farmacia può invece offrire. Per questo mi ha un po’ colpito questa esternazione di Gizzi. Noi non siamo in zone commercialmente appetibili, però ci siamo. Lo spirito della nostra iniziativa non è escludere altri, ma sensibilizzare sul ruolo e le difficoltà delle farmacie rurali».

Per quel che riguarda poi la preoccupazione manifestata da Gizzi sulle possibili problematiche legislative per il nuovo nome, Orlandi non risparmia una stoccata. «È strano – rimarca – che dalle farmacie comunali ci sia questo tipo di preoccupazione che non li riguarda; noi non ci siamo permessi di intrometterci quando loro si sono alleati con Farmacie Unite. Gizzi può stare tranquillo, noi continueremo a operare come abbiamo sempre fatto. L’anno scorso abbiamo promosso una campagna per la consegna gratuita di farmaci alle fasce più deboli e dopo le comunali hanno dato vita a una campagna simile; abbiamo fatto un accordo con l’Ancip, l’associazione dei piccoli Comuni, e loro dopo hanno rafforzato il legame con l’Anci, l’associazione dei Comuni. Noi non abbiamo obiettato che lo facessero, perché pensiamo che il nostro fine sia agire tutti per il bene della popolazione».

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