
Dominique Martin, direttore generale dell’agenzia, punta il dito senza mezzi termini contro «la complessità e la globalizzazione delle catene di produzione dei medicinali, che fa sì che la materia prima sia prodotta in un Paese, lavorata in un altro, il farmaco preparato in un terzo, e così via. Il risultato è che ogni minimo intoppo nel sistema crea problemi che si manifestano in tutta l’Europa». Il che, a sua volta, comporta una deleteria “battaglia” tra Stati: «I Paesi dell’Ue sono di fatto in competizione gli uni con gli altri per cercare di ottenere i prodotti difficili da reperire. Non è di certo qualcosa di molto sano». Come riportato dal quotidiano Le Figaro, d’altra parte, già nel rapporto sull’attività svolta nel 2015, l’ANSM aveva sottolineato la propria preoccupazione rispetto alle «nuove strategie industriali di razionalizzazione dei costi di produzione», spiegando che si tratta di politiche potenzialmente in grado «di mettere in pericolo in pazienti» e di «incidere sull’evoluzione delle patologie». Anche in Italia la questione è stata affrontata a più riprese nei mesi e negli anni scorsi. In particolare per quanto riguarda la questione dell’immunoglobulina umana antitetanica, oggetto di interventi dell’Aifa
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