Diversi parlamentari hanno firmato un’interrogazione presentata da Fabio Di Micco, senatore del gruppo misto, all’indirizzo di Roberto Speranza, ministro della Salute, al fine di comprendere «se non si intenda rivedere i quantitativi massimi circolanti – si legge nel testo – al di là di singoli interventi dei farmacisti e se si non intenda monitorare l’effettiva quantità prodotta nonché autorizzare un aumento, corrispondente al reale fabbisogno, della quantità di cannabis che può essere prodotta dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, considerato anche il costante aumento di pazienti cronici che hanno necessità di ricorrere alle cure non convenzionali». Nella stessa occasione si chiede di sapere «se il Ministro non ritenga opportuno intervenire per semplificare l’importazione di cannabinoidi per sopperire alle necessità di migliaia di malati, per promuovere la formazione e informazione degli operatori e, infine, per includere i cannabinoidi terapeutici – prosegue – nei livelli essenziali di assistenza al fine di renderli rimborsabili in modo uniforme in tutta Italia».

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Lo status della Cannabis in Italia

Nelle premesse dell’interrogazione i firmatari ricordano che «attualmente l’approvvigionamento di cannabis medica nel nostro Paese avviene attraverso due canali principali: l’importazione dall’Olanda e la produzione presso lo stabilimento chimico farmaceutico militare. In Italia a produrre la cannabis a scopo terapeutico è proprio lo stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, che però, secondo i dati ufficiali del Ministero della difesa, produce circa 60 chilogrammi all’anno (dato riferito al 2017). E già nel 2020, nonostante fosse stato stimato un quintale, invece si rilevava che tale quantitativo non fosse mai stato raggiunto». Inoltre «pur avendo avuto finanziamenti e autorizzazioni per arrivare a produrre fino a 500 chilogrammi all’anno, la produzione dello stabilimento di Firenze è “al palo”. I dati ufficiali dal sito del Ministero della salute sono sconfortanti: nel 2017 avrebbe prodotto e distribuito circa 60 chili, nel 2017 e 2018 in media circa 150. Ma nella quantità distribuita c’è anche la cannabis importata con il bando straordinario del 2019, vinto dalla società canadese “Aurora”; quindi l’effettiva produzione nazionale si fermerebbe a soli 60 chili nel 2018 e 140 nel 2019: nemmeno il 5 per cento del fabbisogno teorico del 2021».

Le difficoltà ancora presenti nel 2021

Marco Ternelli, farmacista preparatore, in un’intervista pubblicata su FarmaciaVirtuale.it, aveva ricordato le serie difficoltà di approvvigionamento della Cannabis medica in Italia e le conseguenze sulle terapie. «La disponibilità di Cannabis tra la metà del 2020 e la metà del 2021 è notevolmente diminuita – aveva dichiarato Ternelli a FarmaciaVirtuale.it -, situazione che si poteva facilmente prevedere, visto l’andamento delle importazioni. A metà 2020, infatti, c’erano già le prime avvisaglie che lasciavano intuire che ci saremmo presto trovati a fronteggiare una grande carenza». Questo perché i quantitativi di Cannabis importati dall’Olanda, principale fornitore per l’Italia, hanno iniziato a decrescere per minore disponibilità, ma il fabbisogno italiano intanto è aumentato significativamente.

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