Maurizio Cini, docente presso l’università di Bologna e presidente ASFI, Associazione Scientifica Farmacisti Italiani, ha pubblicato sulla pagina Facebook di “Farmacia Legale” un post nel quale commenta la vicenda legata alla tariffa nazionale per la vendita al pubblico dei medicinali. La questione è ritornata in auge dopo che il ministero ha pubblicato una modifica alla lista, introducendo anche la cannabis. «Per precisa disposizione – ricorda Cini – il decreto sarà vigente dal prossimo 18 giugno. Una domanda: perché il ministero ha tenuto nel cassetto per più di due mesi questo decreto prima di disporne la pubblicazione? La Tariffa Nazionale per la vendita al pubblico dei medicinali deve essere aggiornata dal almeno ogni due anni. Ogni commento è quindi superfluo. Paragonare la tariffa nazionale ad una “grida” di manzoniana memoria è il minimo tanto che, negli ultimi anni, il prezzo delle preparazioni magistrali è diventato totalmente disomogeneo da farmacia a farmacia anche perché le materie prime non presenti nella tariffa nazionale andrebbero tariffate raddoppiando il prezzo di acquisto che, come è noto, differisce da fornitore a fornitore in ragione delle diverse logiche commerciali. E tutto questo in aperto spregio della volontà del legislatore del 1934 di rendere omogeneo su tutto il territorio nazionale il prezzo delle preparazioni magistrali».
Eppure, «dalla data di scadenza della tariffa (17 agosto 1995) ad oggi, essa ha ricevuto solo deboli o indirette sollecitazioni anche e soprattutto per quanto attiene alla tabella degli onorari sulla quale permane il dubbio, mai chiarito, se debbano ritenersi vigenti o meno alla luce di quanto disposto dall’art. 9 del D.L. 1/2012 convertito nella legge 27/2012. Nell’ambito delle liberalizzazioni, infatti, gli onorari professionali hanno subito un drastico ridimensionamento».
«Ebbene, in questa giungla di incertezze – osserva Cini – il ministero con l’evidente scopo di controllare le formulazioni magistrali a base di cannabis terapeutica, inserisce in tariffa la sostanza costituita da cannabis infiorescenze fissandone il prezzo di 9 euro al grammo che, a seconda dei diversi fornitori, delle quantità acquistate e delle spese di spedizione, rasenta, in molti casi, il “sottocosto”». Il che significa che «il ministero sfrutta ora la tariffa, della quale si è disinteressato per più di un ventennio, per imporre un prezzo troppo basso con il solo fine di scoraggiare le farmacie dall’eseguire queste preparazioni. Se l’intento fosse veramente questo, la legittimità del decreto sarebbe fortemente viziata sotto vari profili, non solo quello amministrativo ma anche quello costituzionale nell’ambito del contenuto dell’art. 32. Il docente conclude auspicando che il tavolo tra ministero, Fofi ed una serie di organizzazioni sindacali possa contribuire a risolvere la questione.
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