Canada, come i farmacisti territoriali possono ridurre i fattori di rischio cardiovascolare

Nonostante siano ben noti i rischi associati all’ipertensione, al diabete o al fumo nell’ambito della malattie cardiovascolari, tali fattori non risultano sufficientemente identificati e controllati. A spiegarlo è uno studio delle università canadesi della British Columbia, di Calgary e dell’Alberta, che ha valutato la capacità dei farmacisti territoriali di individuare ed intervenire sulla questione. Per questo è stato effettuato un monitoraggio che ha coinvolto 56 farmacie nella provincia di Alberta: i farmacisti hanno individuato dei pazienti, adulti, ad alto rischio cardiovascolare, ovvero affetti da diabete, con alti tassi di colesterolo, ipertesi o con determinate malattie croniche. I partecipanti sono stati quindi divisi in due gruppi, in modo casuale, uno di “intervento” e uno che è stato trattato in modo “standard”. Al primo è stato consegnato materiale ad hoc al fine di fornire tutte le informazioni utili a ridurre i rischi; i farmacisti hanno inoltre prescritto farmaci e ordinato esami di laboratorio specifici. In totale sono stati seguiti in questo modo 723 pazienti, dei quali il 58% costituito da maschi e il 27% da fumatori. I risultati hanno indicato una differenza che i ricercatori hanno quantificato in un 21% di rischi in più (dato individuato verificando ad esempio i tassi di colesterolo LDL, la pressione o ancora i casi di persone che hanno scelto di smettere di fumare) per i pazienti del secondo gruppo rispetto a quelli che erano stati inseriti nel primo. Il che, spiegano, «dimostra che gli episodi di problemi cardiovascolari possono essere ridotti in modo significativo grazie all’apporto dei farmacisti territoriali e al loro ruolo nell’ambito del sistema sanitario».