campagne promozionali farmaciaLe campagne promozionali possono rappresentare un’occasione per avvicinare i cittadini alla farmacia, soprattutto coloro che altrimenti sceglierebbero altri canali, oppure costituiscono una mercificazione della professione che rischia di lederne l’immagine di servizio pubblico? FarmaciaVirtuale l’ha chiesto ai colleghi con un sondaggio, da cui è emerso che prevalgono i favorevoli, anche se con distinguo e cautele. Più nel dettaglio: ha risposto “Sono completamente d’accordo. Queste iniziative sono vitali per sostenere l’attività economico-finanziaria della farmacia che vive un periodo di difficoltà a causa di vari fattori, tra cui la contrazione dei consumi e la concorrenza extracanale” il 22,8% del campione; “Sono in parte d’accordo. Si dovrebbe dare un profilo più basso a questo tipo di iniziative, contingentandole solamente ad alcuni tipi di prodotti,
escludendo ad esempio i farmaci con ricetta e ticket sanitari” il 38,6%; “Sono in disaccordo. Si tratta di una mercificazione della professione su cui dovrebbero intervenire gli organi istituzionali e di rappresentanza, evitando che l’immagine del farmacista venga banalizzata e ascritta a logiche puramente commerciali” un altro 38,6%. L’argomento è delicato, investe la visione stessa che si ha della farmacia e della sua evoluzione, e come è comprensibile tende a suscitare sentimenti e opinioni piuttosto contrastanti. C’è chi intanto sottolinea l’attuale contesto: «Il periodo di crisi generalizzata che sta attraversando l’Italia non solo colpisce le farmacie ma tutti i negozi in generale; la mancanza di lavoro, la pressione fiscale che non si è ridotta, l’erogazione diretta di farmaci da parte delle farmacie ospedaliere e tanti altri motivi. La farmacia è sempre un punto importante di riferimento per l’utente, pertanto se l’offerta da parte della farmacia stessa viene ampliata con altri servizi, ovviamente nel rispetto della legge, va bene, anzi…». Altri colleghi sottolineano come, a loro giudizio, le iniziative promozionali siano quasi inevitabili, per stare al passo coi tempi: «I clienti ormai sono stati abituati a chiedere la card in tutti i negozi abitualmente frequentati e la farmacia rientra tra questi, per cui giocoforza ci siamo trovati ad affrontare anche questa realtà perché è richiesta dai clienti»; «È indiscutibile – aggiunge un altro – che si tratti di mercificazione della professione, ma purtroppo il mercato oggi è fondamentale, anche le istituzioni tendono a sminuire il valore professionale, sotto le incessanti “pressioni” delle multinazionali per l’ampliamento del mercato. Il farmacista quindi per sopravvivere deve adeguarsi». Le opinioni, come si diceva, tendono a radicalizzarsi, e se da una parte c’è chi sostiene che «dobbiamo adottare le stesse logiche della grande distribuzione», per contro c’è chi afferma che «l’immagine del farmacista si rafforza quando la smette di guardare alla gdo; deve fare il farmacista». «State esagerando», rincara un altro riferendosi alle farmacie che praticano le raccolte punti, «tornate sui vostri passi, prima che sia troppo tardi». Non mancano i giudizi tranchant sulle campagne promozionali, tacciate di essere «iniziative che banalizzano il nostro lavoro a semplici rivenditori di prossimità di farmaci». Gli organi istituzionali, arriva a dire un altro collega, dovrebbero «intervenire per censurare e stigmatizzare campagne che banalizzano e discreditano il farmacista». Comunque la si pensi, non si possono negare entrambe le esigenze evidenziate da sostenitori e detrattori delle campagne promozionali, vale a dire di tutelare il ruolo della farmacia, e la sua percezione da parte dei cittadini, da un lato, e di garantirsi una marginalità in un contesto economico difficile sia per le farmacie che per i pazienti-clienti, dall’altro. «Per la nostra professione – suggerisce un collega – ritengo sia più utile investire in professionalità, e per quanto riguarda l’aspetto commerciale della farmacia occorre investire in ditte serie che possano dare sconti più importanti al farmacista in modo da rigirarli al cliente, non tralasciando mai di associare alla vendita il consiglio professionale».

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