
La combinazione di cagrilintide e semaglutide ha mostrato risultati superiori rispetto alle monoterapie in pazienti con obesità e diabete di Tipo 2. I dati, pubblicati sul New England journal of medicine e presentati durante l’ultimo congresso dell’American diabetes association, derivano dagli studi Redefine 1 e Redefine 2, condotti su migliaia di partecipanti in diversi continenti. Le due molecole agiscono su meccanismi complementari: semaglutide, analogo del Glp-1, aumenta la sazietà, mentre cagrilintide, analogo dell’amilina, riduce la fame.
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Risultati clinici e benefici metabolici
Nello studio Redefine 1, che ha coinvolto 3.417 adulti con obesità o sovrappeso, la terapia combinata ha portato a una riduzione media del peso corporeo del 20,4%, contro il 3% del gruppo placebo. Il 40,4% dei pazienti ha raggiunto una perdita di peso pari o superiore al 25%. Sono stati osservati miglioramenti anche nei parametri metabolici, tra cui pressione arteriosa, glicemia, profilo lipidico e livelli di proteina C-reattiva. Nei soggetti con prediabete, l’87,7% ha registrato un ripristino dei valori glicemici nella norma.
Somministrazione sottocutanea settimanale
Francesco Giorgino, senior vice president della European association for the study of diabetes (Easd), ha osservato che «si tratta di una combinazione che rappresenta una nuova opzione di particolare efficacia per la terapia dell’obesità. È necessaria anche in questo caso una gestione attenta degli effetti collaterali gastrointestinali che, sia pure lievi e temporanei, potrebbero rappresentare un fattore di scarsa compliance. Questa nuova combinazione presenta inoltre il vantaggio della somministrazione sottocutanea settimanale che è in grado di favorire la compliance alla terapia».
«Invertire tendenza preoccupante»
Raffaella Buzzetti, presidente Sid, ha evidenziato che «con una stima del 54% di adulti in sovrappeso o obesi nel mondo entro il 2035, è urgente invertire questa tendenza preoccupante. Sappiamo infatti che l’eccesso di tessuto adiposo rappresenta non solo il principale fattore di rischio per il diabete di Tipo 2 ma che è anche associato a numerose i complicanze da quelle articolati a quelle cardiometaboliche sino alle patologie oncologiche».
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