
In termini geografici, le regioni nelle quali si sono registrati i maggiori consumi sono la Valle d’Aosta e il Piemonte (più del 64%). Seguono la Basilicata e la Sicilia, ma ben distanziate (attorno al 33%). È invece in Puglia, Umbria e Lazio che sono stati segnati i dati più bassi (tra il 6 e il 9%). Tuttavia, «ben altro aspetto assume la classifica regionale dei consumi tenendo conto soltanto del mercato riferito all’insieme delle quattro molecole in commercio da almeno 3 anni (Epoetine, Filgrastim, Somatropina, Infliximab): in testa ai consumi di biosimilari ancora una volta Valle d’Aosta e Piemonte, entrambe con quote di consumo dell’82,80%. Seguono il Trentino-Alto Adige (70,63%), la Liguria (69,99%) passando per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Sicilia, tutte con quote di penentrazione superiori al 60%».
Sul tema è intervenuto anche Mario Melazzini, direttore generale dell’Aifa, in occasione della presentazione del Secondo Position Paper sui Farmaci Biosimilari: «I medicinali biosimilari – ha affermato – sono una risorsa terapeutica importante e un’opportunità per contribuire a garantire sempre più la risposta al bisogno di salute emergente. In sinergia con i farmaci biologici possono fornire risposte al problema del sottotrattamento per numerose patologie, garantendo l’accesso alle terapie a un numero sempre maggiore di pazienti».
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