Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica «Environmental science: advances», premiato dalla Royal chemical society, ha dimostrato la diversità nel profilo di biodegradazione tra lo sciroppo naturale di Aboca e uno di sintesi grazie alla innovativa tecnica di indagine spettrometrica Uhplc-Qtof. La comparazione tra le due formulazioni antitussive è stata realizzata dal dipartimento Metabolomics and analytical sciences di Aboca, interamente dedicato alla caratterizzazione dei sistemi complessi terapeutici e alla loro sostenibilità. I risultati hanno acceso i riflettori sull’importanza di usare tecniche analitiche più accurate per valutare biodegradazione e impatto ambientale dell’insieme di principi attivi ed eccipienti che compongono i prodotti farmaceutici e cosmetici e di non limitarsi ai singoli componenti isolati.

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Rapida biodegradabilità rispetto a antitussivo di sintesi

Lo sciroppo pediatrico per la tosse Grintuss di Aboca, naturale e biologico, possiede una rapida biodegradabilità rispetto a una formulazione farmaceutica antitussiva di sintesi a base di bromexina e contenente eccipienti artificiali quali il sucralosio. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Environmental science: advances e premiato come “Best paper in Environmental science: advances of 2022” dalla Royal chemical society. Il lavoro ha dimostrato soprattutto che miscele di sostanze naturali e miscele di sintesi non sono ugualmente biodegradabili. È stato anche provato che la biodegradazione di un principio attivo puro o inserito in una formulazione farmaceutica non è uguale, quindi, la biodegradazione delle miscele di sintesi non va valutata solo in base a quella dei suoi singoli componenti purificati ma anche nel suo insieme, con un approccio analitico non riduzionistico. Alla luce di queste conclusioni lo studio ha proposto un aggiornamento dei protocolli attualmente adottati per la valutazione dell’impatto ambientale dei prodotti e delle miscele chimiche di sintesi con l’utilizzo delle moderne tecnologie largamente diffuse nei laboratori di analisi.

Lo studio pubblicato e l’innovazione Aboca

Nello studio pubblicato sono state prese in considerazione due miscele di sciroppi per la tosse: la miscela A contenente ingredienti di sintesi (bromexina, maltitolo, sucralosio, conservanti e aromatizzanti) e la miscela B contenente solo ingredienti naturali e corrispondente allo sciroppo biologico Grintuss Pediatric di Aboca contenente Poliresin – complesso molecolare composto da resine, polisaccaridi e flavonoidi della grindelia, piantaggine ed elicriso –, miele, zucchero di canna, acqua, oli essenziali di limone, arancio dolce, mirto, aroma naturale di limone, gomma arabica, gomma xanthan. Sulle due formulazioni è stato effettuato un test di biodegradazione Rbt come previsto dalla linea guida Ocse per verificare con tecniche respirometriche se le sostanze si biodegradano in un mezzo acquoso in presenza di microorganismi, andando a valutare il consumo di ossigeno. Maggiore è il consumo di ossigeno misurato, maggiore risulta il livello di biodegradazione della miscela analizzata.

Analisi metabolomica targeted e untargeted

Per approfondire meglio il comportamento di biodegradazione dei campioni del test Rbt, questi sono stati ulteriormente studiati attraverso l’innovativo approccio analitico, oggetto di domanda di brevetto da parte di Aboca, che prevede l’analisi metabolomica targeted e untargeted Uhplc-Qtof (Ultra High Performance Liquid Chromatography accoppiato a uno spettrometro di massa Qtof). Questo approccio analizza formulazioni complesse e non singoli componenti come avviene invece con le metodologie di analisi della biodegradazione indicate dagli standard internazionali. È emerso che la miscela A, dopo 28 giorni conteneva ancora molte molecole persistenti derivanti dal principio attivo e dagli eccipienti, a differenza della miscela B, e i cui segnali erano sovrapponibili al campione senza prodotto, ovvero il «mezzo minerale». I risultati dello studio Uhplc-Qtof dimostrano la rapida biodegradabilità di Grintuss Pediatric di Aboca a differenza della formulazione farmaceutica di sintesi. Le due miscele, dunque, hanno espresso profili diversi di biodegradabilità.

Tecniche moderne per una valutazione più accurata

La scelta e la proposta di adottare questo metodo sono stati fondamentali per capire se a seguito dei 28 giorni le molecole sono state tutte effettivamente biodegradate oppure no. Non è sufficiente, infatti, quantificare il consumo di ossigeno durante la biodegradazione: i microrganismi potrebbero biodegradare alcune sostanze, lasciandone intatte altre, come nel caso della miscela contenente bromexina e sucralosio. Per avere un quadro di analisi completo, è indispensabile individuare quali sostanze sono state effettivamente biodegradate e quali ulteriori composti sono stati ottenuti a seguito della trasformazione. Lo studio ha dimostrato inoltre che si deve porre un’attenzione particolare ai cosiddetti eccipienti che sono ritenuti generalmente sostanze «inerti» ma che invece possono avere un impatto ambientale importante. Sulla base dei risultati raccolti, lo studio ha suggerito di considerare l’uso di tecniche moderne (come Uhplc-Qtof) per una valutazione più accurata e affidabile della biodegradazione e, di conseguenza, dell’impatto ambientale di prodotti farmaceutici e cosmetici contenenti sia principi attivi (Api) che eccipienti.

Formulazioni naturali e di sintesi non hanno lo stesso grado di biodegradabilità

Mattia Gianni, Metabolomics & analytical sciences manager di Aboca, ha osservato che «diversamente da quanto emerso con i test Rbt, grazie alla nostra nuova metodologia analitica è dimostrabile che formulazioni naturali e di sintesi non hanno lo stesso grado di biodegradabilità. Il nuovo metodo Uhplc-Qtof evidenzia infatti che la formulazione artificiale, con il suo Api ed i suoi eccipienti, non è completamente biodegradabile a differenza di quella 100% naturale di Aboca. Siamo orgogliosi del risultato e del premio vista la crescente necessità di orientare le scelte terapeutiche in un’ottica one health e quindi sulla base di evidenze scientifiche che tengano in considerazione un rapporto rischio-beneficio allargato nel rispetto dell’organismo degli esseri viventi e dell’ambiente».

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