«Chi ogni mattina apre la serranda di una farmacia in un comune che ha meno di 3mila abitanti è un professionista eroico che antepone il servizio agli altri alle legittime aspettative d’impresa. A Conza della Campania, piuttosto che a Perdifumo, o in ogni altri piccolo centro di quell’Italia delle aree interne fatta di migliaia di piccole e piccolissime comunità resilienti, chi accende un’insegna verde a croce sa bene che sta, prima di tutto, svolgendo una missione sociale a favore di altrettanti coraggiosi cittadini che avrebbero, ad esempio, difficoltà a ritirare un farmaco salvavita presso un ospedale che dista almeno un’ora di macchina da casa propria». Comincia così la riflessione di Paolo Russo, parlamentare di Forza Italia e consigliere politico del ministro per il Sud Mara Carfagna, che commenta la ratio del bando che a fine dicembre è stato pubblicato sul sito dell’Agenzia per la Coesione territoriale e destinato alle farmacie rurali che si trovano in centri che hanno meno di 3mila abitanti e che potranno accedere ai finanziamenti per erogare servizi sanitari di prossimità territoriale.
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In cosa consiste l’avviso pubblico e a chi è rivolto?
«Saranno anche i farmacisti delle regioni meridionali i destinatari dell’iniziativa che punta, attraverso i camici bianchi, a colmare il gap di assistenza sanitaria che interessa le popolazioni che vivono in aree “marginalizzate” del Paese. Le risorse stanziate attraverso il Pnrr ammontano a 100 milioni di euro e di queste ben la metà saranno destinate alle regioni del Sud. Tutto ciò si basa sul presupposto che un piccolo centro del meridione non solo sconta le difficoltà geografiche dell’isolamento ma anche quelle, ataviche, del Mezzogiorno dove notoriamente sono carenti anche trasporti ed infrastrutture. Parliamo di quell’Italia spesso sottaciuta che raramente raggiunge gli onori della cronaca e che conta 10 milioni di cittadini ai quali vanno garantiti uguali diritti soprattutto se vogliamo che quei borghi dalla ricca storia, dai paesaggi mozzafiato, dalle tradizioni imperdibili moltiplichino, proprio in chiave di south working, l’appeal e la capacità attrattiva. Le condizioni ambientali, architettoniche e paesaggistiche sono l’architrave di un modello di vita meno rutilante e più a misura d’uomo; a noi tocca assicurarci che i trasporti, l’istruzione e la salute siano garantite con standard di efficienza e qualità».
Quali sono in particolare le prestazioni che saranno garantite?
«Le farmacie rurali sussidiate potranno partecipare al servizio integrato di assistenza domiciliare, attivare percorsi diagnostico-terapeutici previsti per patologie specifiche, erogare farmaci che il paziente è ora costretto a ritirare in ospedale, monitorare gli ammalati attraverso la cartella clinica elettronica e il fascicolo farmaceutico: insomma, si rafforzerà quel ruolo strategico del farmacista punto di riferimento della comunità in chiave sanitaria e sociale: pensate ad un elettrocardiogramma o a un esame delle urine o anche una glicemia e magari il tutto collegati in rete col medico di medicina generale e con la casa della salute».
Quali costi dovrà sostenere il farmacista per ottenere le risorse?
«L’investimento totale sarà cofinanziato in parte con un finanziamento pubblico ed in parte con capitali privati che devono essere pari ed un terzo del costo totale dell’investimento e so bene che le associazioni di categoria saranno di supporto ad una iniziativa concreta e diretta che non ha precedenti».
Cosa comporterà per i cittadini?
«Si rafforzerà l’assistenza sanitaria di prossimità e soprattutto si potrà monitorare la salute dei cittadini prevenendo problemi talvolta determinati dall’intempestività degli interventi, dalla lentezza del primo sospetto diagnostico. Soprattutto si accorceranno le distanze tra lo Stato che ha il dovere di tutelare i propri cittadini e chi ha bisogno».
Quale valenza sociale avrà questa iniziativa?
«Si tratta di una misura di straordinaria civiltà perché mostra l’equità del Paese nel trattamento che si riserva a ogni italiano. Chi vive in un piccolo centro deve avere le stesse opportunità di chi abita in una metropoli di curarsi e di mettersi in salvo in caso di pericolo. È evidente che va premiato anche lo sforzo imprenditoriale e professionale da parte di chi mette in gioco il proprio tempo, la propria competenza ed i propri soldi per stare al servizio degli altri. Si rivolge a quel professionista farmacista che proprio in questi anni di pandemia è risultato essere un punto di riferimento insostituibile, ma nel rafforzare quella figura si crea il presupposto per meglio contrastare le fragilità della popolazione soprattutto di anziani e minori e garantire servizi medico-clinici di prossimità per tutelare i diritti costituzionalmente garantiti: alla mobilità, al lavoro, alla istruzione e soprattutto alla salute».
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