Il Centro Studi Assosalute ha pubblicato l’edizione 2019 del rapporto intitolato “Numeri e indici dell’automedicazione”. Il documento, di oltre 230 pagine, offre dapprima un quadro sanitario e farmaceutico europeo per il 2018, spiegando di aver preso in considerazione 17 Paesi: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera. «Nella sanità – si legge nel documento – il tema della scarsità delle risorse è dominante in tutti i Paesi industrializzati. In base ai dati OCSE, nei Paesi considerati la spesa sanitaria pubblica costituisce mediamente il 79,0% della spesa sanitaria corrente, con una quota sul PIL dell’8,2%. La spesa sanitaria privata, invece, copre in media il 21,0% della spesa sanitaria complessiva e costituisce il 2,1% del PIL. Tra le voci che compongono la spesa sanitaria, una parte rilevante è rappresentata dalla spesa farmaceutica. Mediamente, nei Paesi europei considerati, la spesa farmaceutica rappresenta il 14,6% della spesa sanitaria corrente, con una quota sul PIL dell’1,5%».

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Per quanto riguarda i farmaci senza obbligo di prescrizione, Assosalute spiega nel primo capitolo del documento che «si vede come i cinque mercati più rilevanti (Germania, Francia, Regno Unito, Polonia e Italia) costituiscano il 76,4% del mercato farmaceutico europeo dei medicinali senza obbligo di ricetta. Anche se il comparto italiano dei farmaci non prescription è fra quelli più rilevanti in valori assoluti, le dimensioni del mercato nazionale sono, in realtà, inferiori rispetto a quelle dei principali Paesi europei di riferimento. La minore rilevanza del mercato dei farmaci senza obbligo di ricetta in Italia viene confermata dall’esame del rapporto della spesa per tali farmaci e il PIL, dall’incidenza del mercato non prescription sul mercato farmaceutico nazionale e dalla spesa pro capite». In termini di performance complessiva del mercato europeo dei farmaci senza obbligo di prescrizione, «nel 2018 si vede quanto l’andamento sia stato condizionato positivamente dalla crescita al di sopra del (o vicino al) 5% di Finlandia, Grecia, Polonia, Portogallo e Spagna, a fronte di un calo per Regno Unito, Svezia e Svizzera. In Italia la spesa mostra un incremento in linea con il dato UE».

Il secondo capitolo analizza quindi più nel dettaglio il mercato farmaceutico italiano, spiegando che «nel 2018 sono state dispensate in Italia poco più di 1,8 miliardi di confezioni di medicinali per un controvalore che supera i 16,7 miliardi di euro. Con riferimento alla spesa, guardando alla scomposizione del dato di mercato sulla base del regime di fornitura, si registra, a valori, un andamento contrapposto tra i farmaci con obbligo di prescrizione, in diminuzione (-2,4%), e quelli senza obbligo di ricetta, in aumento (+2,7%). Viceversa, i consumi sono in lieve flessione per entrambe le categorie di medicinali (-0,4% rispettivamente)». Inoltre, «guardando ai soli farmaci senza obbligo di prescrizione, l’andamento del 2018 conferma quello tipico del settore caratterizzato da un trend in flessione dei consumi e da fatturati che si muovono in un range di variazione modesto». Una contrazione «che si osserva ormai dal 2008».

In termini di dinamiche competitive, Assosalute spiega che «la farmacia detiene oltre il 90% del mercato sia a volumi sia a valori. Risultano, quindi, ormai consolidati gli effetti delle misure che, dal 2006, hanno modificato l’assetto del settore quali, in particolare, i processi di liberalizzazione della distribuzione e di determinazione dei prezzi». Per quanto riguarda poi i trend di lungo periodo, essi «restituiscono l’immagine di un settore che non cresce: dal 2007 al 2018 la contrazione media delle confezioni vendute è stata del -2,4% all’anno a fronte di fatturati in crescita mediamente del +0,2% su base annua. Il mercato soffre strutturalmente della mancanza di un allargamento dell’offerta a nuove aree terapeutiche e a principi attivi non ancora disponibili in Italia come farmaci senza obbligo di prescrizione, di automedicazione, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei».

Nel terzo capitolo il focus è ancor più specifico sui farmaci senza obbligo di prescrizione, «la scomposizione dei fatturati per anzianità dei prodotti e delle referenze in commercio restituisce la fotografia di un comparto caratterizzato dalla presenza di marchi “storici” ma anche da una continua innovazione dell’offerta terapeutica, in linea con l’evoluzione dei bisogni di cura dei cittadini: il 49,4% dei fatturati è costituito da confezioni lanciate dal 2000 mentre quelle lanciate dal 2010 rappresentano il 28,0% delle vendite complessive». Per quanto riguarda poi le classi a maggiore incidenza di spesa e consumo, esse «sono quelle dei medicinali per la cura delle malattie da raffreddamento, degli analgesici, dei farmaci gastrointestinali, dei dermatologici e dei farmaci per l’apparato circolatorio, che coprono complessivamente l’88,5% delle confezioni vendute e l’85,5% della spesa». Il quarto capitolo, infine, riguarda le previsioni sulla spesa e i consumi dei farmaci senza obbligo di prescrizione per il triennio 2019-2021.

«Tenuto conto del trend influenzale della stagione 2017/2018, così come di quella 2018/2019 – indica Assosalute – e ipotizzando il mantenimento, nei prossimi tre anni, delle attuali condizioni regolatorie, si prevede un mercato SOP stabile nel 2019 (-0,2%) e in moderata espansione nel 2020 e nel 2021 (rispettivamente del +0,8% e del +0,6%». Sul fronte consumi, «dopo un’importante contrazione nel 2017 rispetto al 2016 (-4,8%), nel 2018 si è registrata una sostanziale stabilità (-0,4%)». Ma «nel triennio 2019-2021 si prevede un mercato SOP a volumi sempre in contrazione, in linea con i trend di medio-lungo periodo».

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