automedicazioneIl Centro Studi Assosalute ha pubblicato la nuova edizione del rapporto “Numeri e indici dell’automedicazione”. Il testo tocca numerosi temi, in oltre duecento pagine. Si sottolinea, ad esempio, come in Europa l’aspettativa di vita alla nascita abbia fatto registrare «un aumento costante: solo negli ultimi venti anni essa è cresciuta mediamente di 4,1 anni per le donne e 5,7 anni per gli uomini. Il dato italiano è in linea con la media europea». Quanto alla spesa sanitaria, «in base ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei Paesi considerati, quella pubblica costituisce mediamente il 77,7% della spesa sanitaria totale. L’Italia presenta una copertura pubblica e un peso sul PIL inferiori rispetto ai dati medi europei. Il peso della spesa privata su quella complessiva è invece superiore. La spesa sanitaria out of pocket costituisce l’86,9% della spesa privata». Più specificatamente in termini di spesa farmaceutica, il rapporto sottolinea che «tra le voci che compongono la spesa sanitaria, peso rilevante è rappresentato dalla spesa farmaceutica nelle sue componenti, pubblica e privata. Mediamente, nei Paesi europei considerati, la spesa farmaceutica rappresenta il 15,2% della spesa sanitaria corrente, con un peso sul PIL dell’1,5%, che si ripartisce in un 1,0% di spesa pubblica e in uno 0,5% di spesa privata. In Italia la spesa farmaceutica rappresenta il 18,5% della spesa sanitaria corrente. Il suo peso sul PIL si attesta all’1,6%, ed è ripartito in modo equo tra la componente pubblica e quella privata». Inoltre, «Sebbene si osservino, al pari di quanto avviene per la spesa sanitaria, andamenti differenti tra i diversi Paesi europei per quanto concerne il peso della spesa farmaceutica sia sul PIL sia sulla spesa sanitaria corrente, generalmente si vede come, a livello europeo, la spesa farmaceutica abbia registrato un generale rallentamento del ritmo di crescita e, per alcuni Paesi, una diminuzione, dopo il 2005. In Italia il peso della spesa farmaceutica sul totale della spesa sanitaria corrente risulta inferiore a quanto registrato nel 1995, con un peso sul PIL paragonabile a quello di 10 anni fa». A livello europeo, «il mercato farmaceutico dei Paesi considerati nell’analisi ha superato i 187 miliardi di euro. I cinque mercati più rilevanti – Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna – costituiscono il 72,5% del mercato farmaceutico europeo, che risulta, quindi, trainato dalle “grandi” nazioni». In termini di spesa pro capite, «rispetto ad una media che è di oltre 413 euro, è possibile osservare una forbice particolarmente ampia tra da un lato gli Stati che presentano una spesa media pro capite inferiore alla media europea, tra cui, soprattutto, Polonia, Portogallo e Italia. Dall’altro, quelli che fanno registrare livelli di spesa pro capite molto elevati e superiori ai 600 euro (Svizzera, Finlandia, Germania, Austria). L’Italia presenta una spesa pro capite per farmaci in lieve crescita (+1 euro rispetto al 2014), facendo osservare l’incremento più basso tra i Paesi in esame». Per quanto concerne i farmaci con obbligo di prescrizione «nei Paesi considerati nell’analisi ha superato i 158 miliardi di euro e costituisce mediamente l’84,2% del mercato farmaceutico complessivo». Per quelli senza obbligo, «il mercato ha superato i 29,7 miliardi di euro e rappresenta il 15,8% del mercato farmaceutico europeo». Il rapporto di Assosalute indica quindi alcune previsioni sulla spesa e i consumi di farmaci senza obbligo di prescrizione nel periodo 2016-2018. Si propone un particolare uno scenario base, a partire dai risultati delle elaborazioni quantitative del trend storico (inclusi i primi tre mesi del 2016) di spesa e volumi dei farmaci SOP. Su tale base, «tenuto conto dello stato attuale del mercato e ipotizzando il mantenimento nei prossimi tre anni delle attuali condizioni regolatorie, si prevede nel triennio 2016-2018 un mercato SOP in moderata espansione (+1,5% nel 2016, +2,2% nel 2017 e +1,9% nel 2018)». Relativamente ai consumi, ci si attende un andamento stabile e moderatamente in crescita con il mantenimento, anche nel prossimo triennio, del differenziale esistente tra volumi, condizionati dalla stagionalità, e valori, che beneficiano del cambiamento del mix di consumo verso nuovi prodotti e confezioni».

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