
Cosa possono fare, dunque, le farmacie indipendenti a questo punto? «L’unica vera chance è quella di aggregarsi in gruppi capaci di riprodurre tutte le efficienze di sistema sopra accennate: certezza decisionale, solidità patrimoniale, efficienza operativa lungo tutto l’organigramma. I numeri sono più chiari delle parole: se quasi tutte le farmacie comunali italiane si unissero, avremmo un gruppo di oltre 1.000 punti distributivi sull’intero territorio italiano. Si tratterebbe di una realtà economico-sanitaria con un potere contrattuale impressionante, tanto nei confronti dell’industria quanto verso le Regioni. Avremmo risorse per fare innovazione e sperimentazione in ogni ambito del nostro lavoro. Con ogni probabilità produrremmo utili maggiori di quanto oggi ogni nostra associata è in grado di assicurare al proprio Comune».
Certo, i tempi per un progetto simile non potranno essere brevi. «Ma è possibile ed imprescindibile». Basandosi «sulle esperienze già maturate da alcuni», rafforzando «l’elemento della responsabilità sociale d’impresa» e creando «alleanze con soggetti della grande distribuzione che si rifanno a principi mutualistici e che condividono con noi l’attenzione per il sociale e il territorio».
[Non perdere le novità di settore: iscriviti alla newsletter di FarmaciaVirtuale.it. Apri questo link]
Non perdere gli aggiornamenti sul mondo della farmacia
Riceverai le novità sui principali fatti di attualità.
Puoi annullare l'iscrizione con un click. Non condivideremo mai il tuo indirizzo email con terzi.



