La crisi che stiamo attraversando, l’assenza di un quadro politico e governativo che possa costituire una valida interlocuzione, rendono ancora più incerto e difficile il futuro del sistema “farmacia” nel nostro Paese.
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Peraltro, le normative emanate negli ultimi tempi colpiscono il sistema medesimo in maniera drammatica e, solo con una interlocuzione forte, serrata e incisiva si possono far comprendere le ragioni di un settore strategico per la tutela della salute del cittadino, settore che comunque ha sempre dato risposte positive e funzionali meritando, a pieno titolo, l’apprezzamento dei cittadini classificandolo, di fatto, al primo posto nel giudizio sui servizi e definendolo uno dei pochi servizi stessi che funzionano davvero meritevolmente. L’erosione continua dei margini, l’apertura di nuove farmacie, la distribuzione diretta del farmaco da parte delle Asl, senza alcuna attenzione ai disagi della popolazione e alle economie che non si ottengono con tali procedure e i ritardi dei pagamenti da parte di numerose Regioni sono alcuni degli aspetti che colpiscono un sistema che ormai non sa più con chi interagire e il tempo che trascorre non può che deporre a svantaggio di chi opera con professionalità e vera specializzazione oltre ad andare a discapito dell’utente finale ovvero del cittadino-paziente. Attendiamo pertanto di avere, da parte del Governo, un riscontro serio, praticabile e obiettivo sulle normative e procedure che dovranno modificare la remunerazione delle farmacie, valorizzando la professione del farmacista come merita e come le esigenze moderne richiedono. Rimaniamo fermi nelle proposte, che peraltro riteniamo valide, sottoscritte qualche mese fa con l’Aifa e auspichiamo che il percorso per la nuova normativa possa riprendere al più presto. È necessario, altresì, procedere con una legge quadro di settore che riordini e razionalizzi le infinite normative poste in essere nell’ultimo decennio. Senza un quadro organizzativo di prospettiva, con la serenità che ogni imprenditore auspica (essenziale per un imprenditore del settore della salute), non è più possibile operare e programmare le attività al riparo da “imboscate” e da continue incertezze. Infine, al Governo viene richiesta una seria e praticabile attività legata ai “servizi in farmacia” che superi quanto fino a oggi è previsto nella legislazione ed è stato dibattuto, anche perché i servizi di cui si parla, di fatto vengono ormai da tempo erogati all’interno delle farmacie stesse e, in particolare, di quelle comunali. Si deve individuare nei servizi, come già detto, il più elevato e nobile contributo che la professione del farmacista, in collaborazione con i medici di base, può fornire a sostegno della prevenzione, e ausilio alle cure necessarie ai cittadini. Alle Regioni le farmacie comunali chiedono una decisa volontà affinché la convenzione con il Servizio sanitario nazionale venga ridiscussa, ritenendo che un Paese civile non può operare con strumenti ormai scaduti da diversi lustri. Inoltre, è responsabilità delle Regioni medesime se il servizio di esitazione dei farmaci nel nostro Paese non viene effettuato sul territorio con uguale efficacia e procedure visto il rincorrere di sempre più “fantasiose” forme di distribuzione che variano da Regione a Regione, senza alcun criterio per una assistenza sanitaria che può essere solo garantita dal rapporto di fiducia che intercorre fra il paziente e il farmacista. Infine, le farmacie comunali richiedono, con fermezza, alle Regioni stesse che si applichi a loro favore quanto previsto dalle recenti norme di legge per l’apertura di nuovi servizi farmaceutici comunali, in posti particolari e di massimo flusso di popolazione. Per ultimo ai Comuni, Assofarm fa appello affinché questi ultimi possano comprendere l’utilità del diritto di prelazione per l’apertura di farmacie comunali e dismettano la pratica, fortunatamente in calo notevole in questi ultimi tempi, della vendita delle farmacie. Con queste ultime procedure, oltre a impoverire il patrimonio di tutti i cittadini, oltre a non ottenere utili e quindi nessun “affare”, dissestano il sistema delle farmacie nel nostro Paese, sistema che si regge anche per una presenza efficace e decisiva della parte pubblica che concorre, tra l’altro, a migliorare il servizio nei luoghi dove garantisce la propria azione.
Assofarm opera e mai come in questi ultimi tempi, affinché le farmacie associate possano avere più utili possibili tramite operazioni di sistema, cercando di sensibilizzare il settore a unirsi in azioni che possano garantire la massima economicità e il miglior profitto. In tale direzione, la Federazione ha intrapreso una difficile iniziativa sindacale affinché possano essere salvaguardati i livelli occupazionali delle aziende associate, superando i difficili momenti in essere ma soprattutto cercando di ottenere un riallineamento dei valori contrattuali del settore pubblico, rispetto a quello privato. Le farmacie sono l’unico settore delle “utility” dove rimangono differenti contratti e ciò sicuramente non garantisce livelli di flessibilità e la ottimale concorrenza a cui siamo chiamati a rispondere sempre più spesso. Ferma restando la legittimità di salvaguardare tutte le risorse umane che operano all’interno delle farmacie comunali, è necessario che si imposti una contrattazione di prospettiva, superando logiche vecchie e di nessuna utilità che ingessano la gestione delle aziende medesime. Siamo certi della responsabilità da parte delle organizzazioni sindacali che porterà certamente al varo di un condiviso strumento contrattuale che consenta di guardare con la necessaria serenità il futuro delle farmacie comunali nel nostro Paese.
Venanzio Gizzi Presidente ASSOFARM
Il Sole 24 Ore Sanita’ – N.14 – 16 aprile 2013
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