antibiotico resistenzaIn una lettera inviata a diversi organismi – tra i quali la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani – l’ufficio Formazione e supporto al programma nazionale ECM dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha fatto sapere di aver individuato la resistenza agli antibiotici come tematica di interesse nazionale della formazione continua.

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«Si rappresenta – si legge nella comunicazione – che la commissione nazionale per la formazione continua, nel corso della riunione del 27 settembre 2018, ha adottato una delibera che individua la resistenza agli antimicrobici come tematica di interesse nazionale, precisando che la stessa rientrerà tra gli obiettivi formativi n. 20 (“Tematiche speciali del Ssn e/o Ssr a carattere urgente e/o straordinario individuate dalla commissione nazionale per la formazione continua e dalle regioni o province autonome per far fronte a specifiche emergenze sanitarie con acquisizione di nozioni tecnico-professionali”), n. 32 (“Tematiche speciali del Ssn e/o Ssr a carattere urgente e/o straordinario individuate dalla commissione nazionale par la formazione continua e dalle regioni o province autonome per far fronte al specifiche emergenze sanitarie con acquisizione di nozioni di processo”) e n. 33 (“Tematiche speciali del Ssn e/o Ssr a carattere urgente e/o straordinario individuate dalla commissione nazionale par la formazione continua e dalle regioni o province autonome per far fronte al specifiche emergenze sanitarie con acquisizione di nozioni di sistema”)».

Si tratta di un passo in avanti di particolare importanza, tenendo conto della delicatezza del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Nel mese di gennaio 2018, l’Organizzazione mondiale della sanità aveva spiegato di aver già recensito mezzo milione di gravi infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, in 22 Paesi. In particolare, tra i batteri resistenti più comunemente riportati erano stati indicati Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae, seguiti dalla Salmonella. Lo studio, tra l’altro, non teneva conto del Mycobacterium tuberculosis, che causa la tubercolosi, dal momento che l’organismo internazionale lo monitora dal 1994 separatamente.

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